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Penelope Cruz: «Italia la mia cosa più bella»

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Il presidente Tarantino torna per un giorno solo regista e difende «Kill Bill»: violenza divertente

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Il suo a Cannes è un viaggio-lampo nella pausa delle riprese del suo nuovo film in Marocco «Sahara». Stessa cosa del resto capita al regista-attore Sergio Castellitto che già oggi sarà nuovamente a Praga nei panni del commissario Maigret. «Ho ricevuto il copione di "Non ti muovere" - dice l' attrice - mentre ero impegnata su un set lontano da casa. Ovviamente non ho potuto leggerlo subito e quando ho capito che meravigliosa occasione mi era stata offerta con il personaggio di Italia mi sono mangiata le mani ritenendo che fosse davvero troppo tardi per accettare. Invece ho incontrato Castellitto a Parigi e dopo pochi minuti di conversazione ero sicura di aver scelto la proposta e il regista ideali. Considero anche oggi un grande privilegio tornare per la quarta volta a Cannes a rappresentare un film come questo e vi posso dire che il personaggio, perfino oltre la sceneggiatura, è nato giorno per giorno parlando con Sergio e rileggendo insieme il meraviglioso romanzo di sua moglie Margaret Mazzantini». La Cruz (che, secondo Castellitto, avrebbe strameritato di gareggiare per la Palma d'oro se i selezionatori avessero avuto la sensibilità di accettare il suo film in concorso) ricorda volentieri i passi essenziali di una carriera che, ancor giovanissima, ne fanno una star internazionale del firmamento hollywoodiano. «Sono arrivata sul set giovanissima - dice - ad appena 16 anni nel momento di vero risveglio del cinema spagnolo. Il successo mi è passato accanto e mi ha trascinato a Hollywood quasi senza che me ne accorgessi. A quel punto mi è stato chiaro che dovevo affrontare una sfida difficile ma forse proprio per questo necessaria: saperlo gestire senza impazzire oppure scappar via. So bene che quando ho dovuto lasciare casa ho rischiato di perdere gli amici, la famiglia, le cose care, ma sono convinta di essere riuscita a non cambiare le cose belle che mi sentivo dentro. Anche per questo non ho avuto un attimo di esitazione nel scegliere un film italiano in cui credevo, nel rischiare recitandolo interamente in una lingua che non è la mia e poi nel sentirlo come un figlio anche un pò mio. Oggi sono felice che il Festival di Cannes abbia riconosciuto il nostro impegno e che siamo qui tutti insieme a salire le scale del palazzo». A contendere alla Cruz le attenzioni di stampa e pubblico ieri è stato lo stesso presidente della giuria festivaliera, impegnato però nelle vesti di regista. «Io sono il mio pubblico e basta con le domande sulla violenza perchè la violenza è divertente»: così ha parlato Quentin Tarantino alla conferenza stampa per il suo «Kill Bill Vol.2», presentato fuori concorso a Cannes, che ha visto la presenza di parte del cast, da Uma Thurman, a Daryl Hannah, Michael Madsen e David Carradine. «Sono il mio pubblico - ha ribadito Tarantino - e faccio film per cinefili e io stesso sono un grande cinefilo. Credo comunque di fare parte del pubblico ed è per questo che questo viene a vedere i miei lavori. Tutti i miei film sono storie d'amore. "Kill Bill" lo è sicuramente, ma anche le "Iene" è un film d'amore, basti pensare alla relazione che c'è tra Blond e Orange». Il momento più bello della lavorazione di Kill Bill? «Quando alla fine ci siamo ritrovati a Tokyo insieme a tutto il cast e tecnici giapponesi, cinesi e australiani a cantare in un locale il karaoke di "We are the world"».

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