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di GIUSEPPE DE CARLI «A Papa Giovanni Paolo II che appare piegato sotto la croce, ma che non ...

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Un augurio ispirato dall'affetto crescente nel mondo verso questo Papa, pervaso dalla gratitudine e dall'apprezzamento per quanto ha fatto nel suo lungo pontificato. Solo Pio IX ha avuto un pontificato più lungo, escludendo l'apostolo Pietro. Nell'arco di questi 26 anni Giovanni Paolo II è l'uomo che ha incontrato più persone. Nessuno sulla faccia della terra ha incontrato tante persone quanto questo Papa». Non ci saranno festeggiamenti in Vaticano per gli 84 anni di Karol Wojtyla, martedì 18 maggio. Il Papa polacco ama le ricorrenze specie se cariche di simboli religiosi, non ama che lui sia il festeggiato. Parlano, invece, i suoi più stretti collaboratori e uno di questi è il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l'amico e l'esecutore delle scelte strategiche di un pontificato già entrato nella storia. «Il Popolo di Dio - disse Re prima di ricevere la berretta cardinalizia - ha bisogno ancora dell'esempio di Vostra Santità, anche quando le forze fisiche diminuiscono, perché contemporaneamente crescono il segno della paternità e la testimonianza della preghiera e della sofferenza a beneficio della Chiesa, mettendo in risalto che se è importante il fare, lo è ancor più l'essere e che, in fondo, è Cristo che guida al Sua Chiesa». Indirizzo di omaggio pronunciato durante il Concistoro del 21 febbraio 2001 che stupì molti osservatori. Queste parole, così tenere (un Papa - papà di tutti) erano inusuali per un personaggio schivo e asciutto come il neo-porporato di Borno in provincia di Brescia. Da allora sono passati tre anni e la quercia di Wadowice è rimasta salda al comando della barca di Pietro. Quali le caratteristiche o le impronte digitali di questo pontificato? «La prima e fondamentale - risponde Giovanni Battista Re - è quella religiosa. I mezzi di comunicazione hanno messo in risalto l'opera del Papa per la pace, la difesa dei diritti umani, la sua incidenza sugli eventi di politica internazionale. È vero - prosegue sua eminenza - quando fu eletto Wojtyla l'Unione Sovietica si presentava come un monolite, come qualcosa di duraturo. Il mondo era diviso in blocchi da quella che Churchill defini' la "cortina di ferro". È vero, il Papa ha combattuto il comunismo ma per una motivazione religiosa. Era contro il comunismo perché era ateo, perché perseguitava la Chiesa, perché opprimeva l'uomo negandogli la libertà religiosa. Nelle parole pronunciate nel primo discorso in Piazza S. Pietro il 22 ottobre del 1978, "Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo" sta il succo, il principio ispiratore di tutto il suo pontificato». Il cardinale Re vede Giovanni Paolo II tutte le settimane a motivo del suo alto ufficio. Un Papa in evidenti difficoltà fisiche. Milioni di persone soffrono con lui guardandolo in TV. Eppure nella fragilità comunica. Lo farà anche in un modo singolare il 18 maggio quando uscirà in libreria il suo quarto volume, edito dalla Mondadori, dal titolo: «Alzatevi, andiamo!». E sarà proprio Re, col presidente del Senato Marcello Pera, il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls e Giuliano Amato a presentare presso le Scuderie del Quirinale l'ultima fatica autobiografica del Papa polacco. Dopo «Dono e Mistero» sul suo sacerdozio, il racconto dell'esperienza di vescovo. Un Papa, dunque, che non smette di comunicare, che non si sottrae al dialogo con gli areopaghi moderni. «Sì, è così. Mi pare che il messaggio che dà alle donne e agli uomini del nostro tempo - afferma il cardinale - è che la vita va vissuta da protagonisti fino in fondo, perché è dono di Dio. Il Papa non si arrende alle difficoltà e continua nel suo ministero di pastore della Chiesa universale. Le posso assicurare che ha ancora le forze per svolgere bene questo suo compito». È talmente raro intervistare il prefetto della Congregazione per i Vescovi che le domande vengono a grappoli. Re mi blocca. «Prima di chiudere - mi dice col sorriso sulle

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