Shrek incanta la Croisette, italiani in campo
E non tanto e non solo per le voci dei personaggi del film di animazione Dreamworks che uscirà nelle sale italiane a dicembre, quanto per la genialità delle situazioni, la perfezione delle immagini in 3D e soprattutto per la sua invidiabile ironia. Applausi dalla stampa a scena aperta e rincorse di fan per la Croisette finalmente assolata: subito il gadget imperdibile è diventato il cerchietto verde con le orecchie di Shrek, l'orco innamorato. C'erano Antonio Banderas, voce del gatto con gli stivali più opportunista che si possa immaginare, cui l'attore spagnolo regala un tocco sensuale; Cameron Diaz, voce della principessa Fiona; Mike Myers, uno Shrek che cova un cuore grande dentro tutto quel grasso verde che si ritrova; Eddie Murphy, petulante e appiccicoso asino; Rupert Everett, il vanesio principe Charmant che strizza l'occhio alle pubblicità degli shampoo quando agita la chioma bionda e non nasconde di aver messo sulle labbra un po' di lucido, gusto ciliegia e Julie Andrews, la dolce regina Lillian e Jennifer Saunders, la fata Buona Fortuna, una Campanellino cresciuta e grassa, su cui sin da ora si può pronosticare una selezione agli Oscar 2005. E poi uno dei due registi, Andrew Adamson, classica figura di genietto dell'animazione, capelli lunghi biondi sulle spalle e certamente una grande tecnica. Nella giornata del trionfo di Shrek si è parlato anche molto in italiano alla Croisette. «Lavorare con i bambini è stato uno dei momenti più belli e difficili della mia vita. Erano tre quelli che hanno interpretato Jeremiah nelle varie età e, visto l'argomento scabroso del film, ho cercato di conoscerli al di fuori del set anche per far loro credere che stavamo girando un film alla Walt Disney». Così in una conferenza stampa affollatissima Asia Argento, capelli corti scuri, parla del bambino protagonista del suo film «Ingannevole è il cuore più di ogni cosa», proiettato ieri a Cannes, alla Quinzaine des Realisateurs. Al suo fianco, quasi il suo doppio di stazza, parrucca bionda e occhiali neri, J.T. Leroy, lo scrittore americano da cui la Argento ha tratto il film prodotto dall'americano Cjhrois Hanley con la Wild Bunch insieme all'italiano Gianluca Curti. «I bambini americani - continua Argento parlando delle difficoltà incontrate durante la lavorazione - non sono come quelli italiani che lavorano nel cinema: lì sono sempre seguiti dai genitori che li guardano a vista come bulldog». Il film racconta la storia di una sbandata (Asia Argento), che strappa ai genitori adottivi un figlio che aveva abbandonato e lo porta con sè on the road. Quanto ci sia di autobiografico nel libro di Leroy è difficile dirlo, ma lo scrittore si è visibilmente commosso quando gli hanno chiesto del film di Asia: «Ho provato forti emozioni vedendolo e le sento ancora. Provare delle particolari cose e riuscire a trasmetterle agli altri ti fa sentire meno solo ed è una cosa che mi commuove». Poi ha aggiunto: «Nel mio libro non parlo solo di mostri, ma di una realtà che davvero esiste: ci sono oggi in America molte persone che fanno di tutto pur di liberarsi dei loro figli». Dall'infanzia violata a quella rubata e che tanti cercano di salvare grazie alla solidarietà internazionale. Come Maria Grazia Cucinotta coproduttrice di «All the invisible children», un film collettivo le cui riprese cominceranno a luglio e che ieri ha avuto il suo annuncio ufficiale al Festival di Cannes. «Ho impiegato due anni per mettere su questo progetto - ha detto Maria Grazia Cucinotta, che proprio due anni fa ha dato alla luce la figlia Giulia - volevo che il mio nome fosse legato a qualcosa di cui sentirmi veramente fiera». Così accanto a lei c'erano alcuni dei registi coinvolti: Emir Kusturica, John Woo, Jordan Scott che dirigerà insieme al padre Ridley (impegnato sul set de «I Crociati»), Katia Lung, Mehdi Charef e Stefano Veneruso. Il film sarà in sette episodi, pronto per le sale nell'agosto 2005 e tutti i proventi del film andranno