10 luglio '43, retroscena degli yankees in Sicilia
Con i siciliani che vanno incontro agli alleati con le mani in alto in segno di giubilo. È la storia, per certi versi anche inedita, della Sicilia liberata quella che ci racconta Alfio Caruso nel suo ultimo libro dedicato al 10 luglio del 1943, data dello sbarco delle truppe Usa nell'isola tra «il tradimento di tanti» e «l'eroismo di pochi». E il libro non può non avere che il titolo di «Arrivano i nostri», con tormentate vicende di massoni, monsignori, Marina, monarchia e mafia che preparano la svolta siciliana. E quindi la risalita verso il Nord delle armate alleate. Ricostruzione affascinante dell'apertura del secondo fronte europeo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. Uno sbarco che è giro di boa per le sorti del conflitto. Con i picciotti di Cosa Nostra americana mandati in avanscoperta in Sicilia per creare i presupposti dell'invasione. Naturalmente una collaborazione per nulla affatto disinteressata per le cosche sicule-americane e collegate con quelle indigene. La mafia, infatti, mira all'indipendenza, al distacco dall'Italia per salvare il potere di Cosa nostra. Nel nuovo saggio Alfio Caruso ricostruisce specialmente i retroscena dello sbarco, chiamato in codice «operazione Husky», che porterà poi alla caduta di Mussolini. Racconto ricco e dettagliato di come gli alleati si servono delle cosche mafiose italo-americane per la conquista dell'isola. Con il boss Lucky Luciano nei panni di uno dei registi occulti del piano di invasione di 80 mila uomini, tra americani e inglesi, che inizia sul bagnasciuga di Siracusa appunto il 10 luglio del 1943. Cronaca fedele e appassionata di questi eventi tra episodi di eroismo delle poche truppe italiane lasciate a difendere l'indifendibile. E non manca, in questo tuffo nel passato, la curiosità storica. Come quella che riguarda il famoso generale Patton. Il quale visitando la valle dei templi di Agrigento, di fronte alle antiche rovine del tempio di Ercole si lascia scappare un «spero che questi danni non siano stati provocati dai miei ragazzi». «La colpa è di un precedente conflitto» lo rassicura un accompagnatore siciliano. E Patton: «La prima guerra mondiale?». «No, la seconda guerra punica» la replica telegrafica. Aneddoti a parte, Caruso offre una verità incontrovertibile: lo sbarco viene reso possibile da una sorta di intesa politica fra massoni, ambienti del Vaticano vicini al futuro Papa Giovanbattista Montini, indipendendisti siciliani che poi aiuteranno il bandito Giuliano, Maria Josè di Savoia e le «coppole storte» che hanno ancora il dente avvelenato con il regime fascista: vendetta postuma per i colpi inferti alla mafia dal prefetto Mori. Alfio Caruso «Arrivano i nostri» Longanesi & C 350 pagine, 17 euro