Tutta l'Italia in mano alla nuova Magnani
Invaso da film e divi americani ieri il Festival del Cinema ha accolto in mattinata - nella proiezione riservata alla stampa - un tiepido applauso l'unica opera tricolore in concorso: «Le conseguenze dell'amore» di Paolo Sorrentino. In serata, invece, nella proiezione ufficiale ad inviti, il film interpretato da Toni Srvillo ha ricevuto caldi applausi dalla platea del Grand Theatre Lumière. «Volevo raccontare la storia di un uomo - dice il regista napoletano alla seconda opera dopo l'apprezzato "Uomo in più" - che ha scarsa dimistichezza con gli affetti e la semplice possibilità di intravederne lo pone in condizione di pericolo». Il protagonista è un commercialista che vive tra malavitosi, ma un giorno decide di cambiare. Così il suo sfidare insensatamente la mafia, alla quale ha sottratto una valigia piena di dollari dopo avere per anni sotto ricatto collocato il denaro sporco nel caveau di una banca svizzera, «fa di lui - aggiunge Sorrentino - un piccolo eroe». Napoletano, 34 anni, Sorrentino cita Kieslowski e il suo ritmo narrativo per trovare padri nobili alle «Conseguenze dell'amore». Quanto alla storia, la mafia vista dal di dentro, «è frutto di invenzione dopo essermi tanto documentato, letto le intercettazioni dei mafiosi». Il suo commercialista, un uomo metodico, ordinato, impeccabile, maniacalmente silenzioso che vive in un albergo svizzero è interpretato da Toni Servillo. Un protagonista solo, antipatico, enigmatico «è uno dei tanti esempi di manager d'affari che popolano strani alberghi» e per citare un caso fa riferimento alla storia di Michele Sindona. «Scrivevo questo film pensando già che Toni Servillo fosse l'ideale protagonista, per bravura, stima e amicizia. Andare d'accordo con il tuo attore, dovendoci trascorrere molto tempo sul set, non è elemento da sottovalutare». Emozionato? «Abbastanza - dice Sorrentino di poche parole come il suo personaggio - quanto alle aspettative, è già tanto essere qui». Girato tra Lugano, Treviso e Caserta il film ha «un'atmosfera metafisica. La stessa sensazione che ognuno ha quando passa per la Svizzera italiana». Ogni tanto si sorride nel film: «spazi per la commedia non ce ne sono, ma certo il contrasto tra la solitudine e l'essere quieto del personaggio lo pongono ad una tale distanza dal mondo che inevitabilmente è a rischio di micro gaffe», conclude Servillo. Accanto a Servillo un nome stupendo: Magnani, Olivia, ventottenne nipote della grande Anna. Nel film fa la parte di una barista. La sua Sofia, spiega, «più che un personaggio in carne ed ossa rappresento una visione, uno stimolo di vita per il protagonista». Un bel debutto andare direttamente a Cannes: «ho fatto teatro prima e soprattutto ho studiato, prima a Parigi e poi a Roma, all'Accademia. Credo molto nella preparazione, questo mestiere lo vorrei fare seriamente. Intanto mi aiuta la passione». Il produttore del film, Domenico Procacci, che lo ha realizzato con la Indigo film e Medusa, annuncia che «intanto ha già una distribuzione francese, la Ocean, e che molti altri francesi erano interessati». Un bel segnale, sostiene Procacci, e un augurio che «non venga condivisa l'interpretazione che ho letto su alcuni giornali italiani, ossia che l'invito al concorso sia un eccesso di cinefilia, una predilezione per film minori o etnici dallo scarso futuro di popolarità». Procacci racconta che Fremaux, il direttore del festival, ha deciso con grande convinzione di prendere il film di Sorrentino in concorso: «è un film moderno - aggiunge Procacci, che lo farà uscire nelle sale a settembre - lontano dal cinema italiano storicamente conosciuto nel mondo». A. C.