di GIAN LUIGI RONDI DENTRO LA CITTÀ, di Andrea Costantini, con Elisabetta Cavallotti, ...
IL CINEMA americano, da sempre, ha dato ampi spazi ai poliziotti. O per esaltarne le gesta, o per deplorarne i soprusi e la corruzione, o per trarne occasione di commedie. Imitato dalle varie Tv, mentre in parallelo si svolgeva quel filone definito appunto «poliziesco» in cui, anziché trattare di poliziotti, ci si occupava dei casi che erano chiamati ad affrontare. Qui da noi, da qualche tempo, di poliziotti (e di carabinieri) si è occupata solo la Tv, in cifre, di solito piuttosto accattivanti. Oggi vi torna il cinema, per iniziativa di un esordiente nel lungometraggio, Andrea Costantini, già noto, però, e apprezzato per alcuni corti. La cifra è in nero perché tinge di nero gli ambienti e quasi tutti i personaggi che propone. Con un realismo molto duro, spesso anche aspro. Intanto la cornice. Non è il solito commissariato del tipo Tv dove tutto funziona, è un distaccamento di polizia alla periferia di Roma rimediato in quello che era stato un garage della Protezione Civile. Considerato un avamposto di frontiera, vi vede destinati dei poliziotti poco esperti o, spesso, per punizione. Il commissario non vede l'ora di abbandonarlo e perciò non vuole guai di nessun tipo; fra i suoi sottoposti non mancano né i corrotti né gli scansafatiche. Solo il nuovo vice commissario, appena uscito dall'Accademia di Polizia, crede in quello che fa e ce la mette tutta per farlo bene. Però, in quel clima, fa anche troppo, così si fa punire. Anche se alla fine, reintegrato, riuscirà a scovare un ingente bottino accuratamente nascosto da un rapinatore. Ma allora la sua onestà dovrà vedersela con la disonestà degli altri... Realismo, appunto, non solo «dentro la città», ma dentro a un commissariato che stenta a definirsi come tale. Popolato da una serie di personaggi, anche una poliziotta, quasi tutti di segno diverso, tra contraddizioni d'ogni sorta, dall'intraprendenza eccessiva alla paura, senza contare, appunto, la corruzione. I fatti sono enunciati con un certo vigore, anche se nelle azioni i ritmi latitano, e i caratteri sono spesso incisi con modi plausibili, specie al momento in cui le psicologie si evolvono. Gli interpreti, in arrivo tutti dal cinema, dal teatro e dalla Tv, riflettono gli accenti di verità ricercati dal regista: Elisabetta Cavallotti, la sola figura femminile, Edoardo Leo, il vice commissario, Rolando Ravello, un poliziotto onesto e comprensivo. Singoli in un coro.