«THE DAY AFTER TOMORROW» FILM CATASTROFICO DI EMMERICH
Glaciazione da inquinamento«Bush ci boicotta ma gli Usa hanno gravissime responsabilità»
L'esito del cataclisma è gran parte del mondo, esclusa la torrida fascia equatoriale, immerso in una atmosfera polare, completamente ricoperto dai ghiacciai. Dopo l'invasione degli alieni in «Indipendence day», campione d'incassi nel '96, Roland Emmerich per il suo nuovo film «The day after tomorrow» («L'alba del giorno dopo») torna ad ipotizzare scenari apocalittici. Un kolossal destinato al grande pubblico che però getta un'occhiata inquietante sulle sorti climatiche del pianeta per effetto dell'inquinamento atmosferico. «Dopo aver letto il libro di Art Bell e Whitley Strieber "The coming global superstorm", mi sono convinto che l'uomo è responsabile del cambiamento climatico al quale stiamo andando incontro», ha detto il regista ieri a Roma insieme al produttore Mark Gordon ed allo sceneggiatore Jeffrey Nachmanoff, per presentare la pellicola che uscirà in contemporanea mondiale il 28 maggio. «La gente non è consapevole di quello che potrebbe avvenire, per questo abbiamo deciso di fare un film che si basa su reali preoccupazioni espresse dagli scenziati circa lo stato di salute del pianeta. Vorremmo stimolare il dibattito e risvegliare la coscienza della gente». Al cuore della storia, come in ogni kolossal hollywoodiano, uno scontato dramma umano. Quello del climatologo Jack Hall, intepretato da Dennis Quaid («Traffic» con Michael Douglas e «Frequency - Il futuro in ascolto» nella parte di un pompiere morto che riesce a comunicare con il figlio), che pur prevedendo la catastrofe non riesce a convincere lo scettico presidente degli Stati Uniti. Dovrà pure combattere contro le avversità della natura per andare a salvare il figlio rimasto prigioniero del grande freddo. Sembra che il film non sia proprio piaciuto a George Bush (gli Stati Uniti non hanno firmato il trattato di Kyoto che vincola i propri membri a ridurre le emissioni inquinanti) e che avrebbe addirittura dato disposizioni al Pentagono di non rilasciare dichiarazioni sull'argomento. «La Casa Bianca sta attraversando un periodo di grande confusione, basta vedere cosa è avvenuto con le armi di distruzione di massa in Iraq» ha detto il regista, aggiungendo che proprio a febbraio il Pentagono ha pubblicato un rapporto che prende in esame i rischi per la sicurezza nazionale posti dalla minaccia di un cambiamento climatico del globo. Come dire che «L'alba del giorno dopo» potrebbe rivelarsi tutt'altro che un'opera di fiction. «Gli scenziati sono divisi solo sulla rapidità del fenomeno, ossia quanti anni impiegherà il pianeta a determinare eventi catastrofici per l'uomo, sul resto non hanno dubbi - dice Mario Tozzi, conduttore della trasmissione televisiva «Gaia», a sostegno della tesi espressa dalla pellicola - Un'equipe di ricercatori appartenenti a varie nazionalità già da tempo sta lavorando a questo scenario, sostenendo che le emissioni inquinanti devono essere ridotte almeno del 50% per avere efficacia. L'accordo di Kyoto ne prevede solo il 5-6% eppure non riesce a decollare».