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di TIMISOARA PINTO VISTO in Tv, Lenny Kravitz non sembra di certo quello che vorrebbe ...

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E lo fa dopo essersi concesso una pausa e un po' di tempo da dedicare alla famiglia, al padre (noto produttore televisivo), al nonno Albert di 93 anni e alla figlia quindicenne, specie da quando Kravitz ne ha ottenuto l'affidamento: «Sono rimasto nella mia casa di Miami per occuparmi di loro. Provengo da una famiglia in cui è tradizione non estromettere gli anziani». «Baptism» è il titolo del settimo album della sua carriera, tra funk, rock, hip hop e gospel, che lo vede in una copertina "splatter" immerso in una pozza di sangue a braccia aperte e con i palmi delle mani rivolti verso l'alto, lui e la sua chitarra Gibson (ma niente a che vedere con le conversioni di cui sarebbe responsabile l'omonimo regista). «Ho pensato che fosse arrivato il momento di riesaminare la mia vita ed affrontare cose che avevo lasciato in disparte. Le esperienze degli ultimi anni mi hanno cambiato molto. Chiamiamola pure maturità». La passione sta tutta nell'animo musicale del personaggio, che passa invece come un incallito sciupa femmine: «Sono consapevole del fatto che i media amino sottolineare la mia immagine da stella del rock che corre dietro alle donne e che importa meno che io sia un musicista, uno anche fortunato per aver ricevuto questo talento da Dio». Così, canzoni come «Where are we running?», «I don't want to be a star», «What did I do with my life?» sono una battaglia provocatoria contro i soliti cliché. Ma il messaggio non sempre passa, specie se veicolato da videoclip dai cossiddetti contenuti espliciti. Le sequenze iniziali del video del primo singolo mostravano Kravitz in una stanza d'albergo in compagnia di due donne, dopo una notte di sesso e droga. «Le ho eliminate perché le tv non le hanno ritenute idonee, come ho tagliato la scena in cui si vede il mio chitarrista sbattere la testa e perdere del sangue, come se in tv, film e telefilm, non mostrassero scene simili a tutte le ore... Lo scopo era prendere le distanze da questo modello distruttivo del music-business, mostrare che quel tipo di vita non deve essere considerato glamour e, soprattutto, che la mia vita non è mai stata come quella descritta nel video». A proposito di «Lady», canzone dedicata a Nicole Kidman (che arriva quando la relazione tra i due sembra essere finita), Kravitz non smentisce: «È una signora». Se nel disco suona quasi tutto lui, debutterà presto anche nel cinema con un film semi-autobiografico, nelle moleplici vesti di attore protagonista, produttore, sceneggiatore e regista. La prescelta questa volta sarà Angelina Jolie. Un altro amore in vista?

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