Manzoni, Littizzetto e la gag dell'autografo
E racconta molto bene la «teoria» della risata in letteratura. Salvatore Nigro durante la sua «lectio magistralis». La passeggiata attraverso i secoli è piacevole. «Il comico può abitare anche nelle zone impervie, quelle che hanno a che fare con il tragico», osserva il professore. Ed evoca il Seicento. «Il Cunto de li Cunti, di Basile, comincia con il rifiuto della piazza come luogo per ridere. Con il rifiuto del carnevalesco. Così ridere diviene una penitenza». Ecco poi Manzoni. «Quando l'Italia diventa un paese unitario deve tornare alle origini. Manzoni ambienta I Promessi Sposi nel 600, e fa di Don Abbondio un personaggio irrecuperabile, l'unico che non cambia, che non si "converte". È il più comico del libro, da cui l'autore prende le distanze. Sottolineando che il comico non può recuperarsi ad un progetto di salvezza». Il salto nel '900 è nella supremazia della satira sull'humour. Sferza con una smorfia. Lo sa bene Luciana Littizzetto, altra star della risata passata ieri al Lingotto. La sua è una formula vincente. Nel ruolo di moderatore alla presentazione del libro di Alicia Gimenez Bartlett, modula sapientemente serietà e comicità, con battute improvvisate, fornite dagli involontari malcapitati, come una ragazzina, che alla richiesta della Littizzetto di domande, alza la mano per chiedere un autografo. Ne nasce una vera e propria gag. La Luciana nazionale risponde che sarà lieta in un altro momento, non convinta la ragazzina ribatte che lei ha fretta e di lì a poco se ne deve andare. Littizzetto, desiderosa di uscire dall'impasse, sbotta in colorite battute. Come quando, a chi chiede alla Bartlett cenni sulla sua vita privata, la comica inanella. «E ci facciamo un pacco di affari tuoi...». Poche battute, usate come una sciabola. Così la comicità nell'epoca del dominio della tv generalista.