di LORENZO TOZZI MARIO Porcile, genovese, 83 anni, è stato ideatore e per decenni direttore ...

Una serata (il 3 luglio al Teatro della Corte) che sarà dedicata alle nazioni entrate quest'anno nella Unione Europea. «Inizialmente pensavo di tornare ai Parco di Nervi ed ero entusiasta. Poi si è optato per la città e mi sono trovato in teatri non sufficientemente adatti alla danza. Ho seguito il mio gusto: prima dello spettacolo nella antisala ci saranno camerieri in costume e menù dell'Est europeo con in sottofondo musiche di questi paesi. Per evitare la solita sequela di passi a due ho ingaggiato la compagnia polacca di folklore Mazowse. Ci saranno passi a due rari come la Giselle russa di Eifmann, il passo a due d'amore del primo Spartacus di Szeregi, Alles Valzer di Zanella, un Passo a sei di Kylian e per finire un defilé sull'Inno delle Nazioni». Un ricordo e qualche consiglio per il futuro? «Bisogna tornare alle rassegne dei film sulla danza, a stage ai quali ogni anno erano presenti 700 allievi di 17 nazioni, a mostre fotografiche e tavole rotonde. Bisognerebbe anche tornare a ripristinare l'orchestra e il sipario per grandi spettacoli...». Un aneddoto sul Festival di Nervi? «De Sabata disse "Questo è un luogo di paradiso" e Wally Toscanini "Peccato che non ci sia più mio padre". Durante l'anno venivano Vassiliev, Yvette Chauviré che si commuovevano a vedere quei parchi, memori dell'illustre passato. Avrei voluto che il palco diventasse il palco mediterraneo del balletto e costruirvi monumenti come il balcone di Giulietta, Schiaccionoci, Giselle, Ci sarebbe stato un pellegrinaggio continuo». Qualche rimpianto? «L'emozione più grande fu la prima volta che misi insieme Margot Fonteyn e Nureyev nel Lago dei cigni (1962): ambedue avevano paura della celebrità e della potenza dell'altro. Feci poi conoscere al mondo Carla Fracci con il Grand Pas de quatre con la Markova e la Chauviré». Il Festival di Nervi ospiterà dal 3 al 24 luglio diverse prime. Accanto alla famosa «Sagra della primavera» di Béjart (6-7 luglio), si vedranno due prime italiane béjartiane (13-14 luglio) con «Ciao Federico» dedicato a Fellini e «La musique souvent me prend comme une mer» col Ballet Béjart Lausanne, protagonista il 15 anche di una serata a sorpresa («Carte blanche à Maurice Béjart»). Altre presenze illustri quelle del finnico Tero Saarinen (9 luglio) in un inusuale «Sacre per danzatore solo», dello spagnolo Nacho Duato (16-17 luglio) e di Russel Maliphant (21-22 luglio) in uno spettacolo con Sylvie Guillem. Due le prime assolute italiane: la compagnia di Monica Casadei ed il Teatro di Torino in «Caravaggio» di Matteo Levaggi su musiche di Sollima.