Numero chiuso unica cura per l'università
Non sono molti i ragazzi che si diplomano con il massimo dei voti, mentre quasi la metà di essi (il 47%) si diplomano con appena la sufficienza. E si dà il caso che anche giovani volenterosi e bravi non siano in grado, dopo cinque anni di scuola media superiore, di scrivere un testo argomentativo sintatticamente corretto. C'è poi il fatto che l'ultima riforma dell'esame di maturità ha reso ancor più grave la situazione. Difatti, con commissioni composte soltanto da professori interni, sarà sempre più difficile trovare una scuola che boccerà se stessa. E l'eventuale irresponsabilità dei docenti (che non dovranno più rendere conto del loro operato davanti a terzi e magari temere il giudizio di altri colleghi provenienti da altre sedi) alimenterà l'irresponsabilità dei giovani, con la conseguenza - sia ciò detto con rispetto di insegnanti e di ragazzi che questo rispetto tanto più meritano - di "gloriosi" festeggiamenti di scuole che sono riuscite, dappertutto, a "maturare" tutti i loro allievi. "Selezione" è una parola che in genere fa paura. Guai, dunque, a parlare di selezione all'ingresso dell'università, anche se qualcosa in questa direzione si è fatto, ed altro, purtroppo, è stato peggiorato. E a tutti coloro che ancora si oppongono ad una selezione iniziale, va messa sotto gli occhi l'altra selezione: quella in itinere, visto che quasi il 70% dei giovani che si iscrivono all'Università non arrivano alla laurea. Ecco, dunque, una prima proposta: sostituire ad una iniqua (spesso causata da motivi economici) e pseudoegualitaria selezione occulta una giusta ed egualitaria selezione palese in grado di elevare gli standard formativi della scuola superiore, di diminuire in maniera massiccia gli abbandoni degli studi universitari da parte di migliaia e migliaia di studenti e di far risparmiare una enorme quantità di denaro da trasformare in borse di studio per giovani capaci e meritevoli provenienti da famiglie non abbienti e da riversare, per esempio, in strutture edilizie, laboratori più efficienti, biblioteche attrezzate e aggiornate. Ebbene, la mia proposta relativa ad una giusta, egualitaria e palese selezione iniziale per l'ingresso all'università consiste in quanto segue. Se una facoltà di Fisica, per esempio a Roma o a Padova, ha strutture, personale docente, personale amministrativo, laboratori e biblioteche adeguati per poter accogliere e seguire, supponiamo, duecento matricole, allora, in tempi ragionevoli, rende noto ai licei italiani che potranno iscriversi ad essa solo duecento giovani ai quali si richiedono oltre alle conoscenze generali di filosofia, storia o letteratura - certe precise conoscenze di matematica, di fisica o di chimica. Successivamente, ci sarà un concorso per l'ammissione dei duecento che risulteranno i migliori tra i candidati. E prima del concorso selettivo, la stessa facoltà potrà anche fare dei corsi preparatori all'esame di ingresso. In questo modo, i liceali che intendono iscriversi alla facoltà di Fisica dell'Università di Roma o di Padova (o a Giurisprudenza a Bologna, ad Economia alla Luiss o alla Bocconi e così via) si impegneranno nello studio se non altro di quelle materie necessarie per venir ammessi ai corsi di laurea che si intendono seguire. Altre prevedibili conseguenze sono il non abbassamento del livello dei corsi universitari, un significativo arresto degli abbandoni, un non scandaloso affollamento ai corsi, per esempio di Scienze della comunicazione, scelti sotto la spinta di "mode" (e dell'irresponsabilità di docenti, presidi e rettori). Una misura del genere rende prevedibili pure enormi risparmi di denaro oggi dissipato per la non-formazione del 70% di iscritti i quali abbandonano l'università dopo due o tre o anche quattro anni di corso. Denaro risparmiato che, come dicevo prima, può venir trasformato in borse di studio per capaci e meritevoli e non abbienti o utilizzati nel potenziamento di