Letteratura, film, Olimpiadi: la Grecia sugli allori. E alla Fiera del Libro è invitata speciale
Mito, mania mondiale Tranne che da noi, ad Atene
Roma s'affianca ad Atene. S'accende la fiaccola olimpica del 2004 nella terra di Eschilo, il mito si fa spettacolo nel cinema e nella fiction. Ritorno al fasto, alla proporzione, alle tre artistoteliche unità in questo terzo millennio pur sgangherato tra ninfette di nome Melissa e torture a stelle e strisce nell'inferno di Saddam. Voglia di classicità, insomma. L'ha evocata ieri, all'apertura del Salone del Libro di Torino, una fitta schiera di scrittori greci, ché appunto i discendenti di Pericle e Platone sono gli ospiti della kermesse di Torino. Anche se loro mettono i puntini sulle i: più che a Omero puntiamo al Mediterraneo. E ancora, altro che compostezza: Atene oggi, la megalopoli che cambia pelle con i Giochi Olimpici e con il centro-destra al potere, è più movida che cariatidi sull'Acropoli. «Dal mito ci siamo svincolati, è una neo-mania vostra», dicono. L'affondo più cruento è di Christos Chomenidis: «Paperino è stato più importante di un eroe nazionale». Altrove tracima invece l'interesse per la classicità. Hollywood prepara un «Alessandro Magno» targato Oliver Stone e con la faccia di Colin Farrell; di «Troy» con Achille-Brad Pitt abbiamo visto già tutto in attesa del debutto a Cannes. Colonne e capitelli, archi a tutto sesto l'ha già evocati il post-moderno. Flussi e riflussi storici, non se ne vedevano dai tempi del Duce, pur piegati a metafisiche prospettive come al Foro Italico. «Mai come ora si moltiplicano gli studi su Vitruvio», ricorda Paolo Portoghesi. E mai come ora si pubblicano i classici. Il grecista Benedetto Marzullo ha recuperato per Newton & Compton tutte le commedie di Aristofane, la casa editrice romana sforna libri sui grandi condottieri con elmo e corazza. C'è parecchia ideologia e parecchio business in questo boom dell'Avanti Cristo nel mare nostrum. Si fanno paralleli, in geopolitica, tra l'impero romano e quello Usa. Appunto oltreoceano fioccano le pellicole in tema: la Nbc ha scelto Cinecittà per un serial su Roma antica e per il grande schermo si girano una pellicola e un documentario, di Meirelles e di James Cameron, su Pompei. E loro, i greci per davvero, quelli venuti al Lingotto? C'è anche Vassilikos, l'autore di «Z», il libro cult contro la dittatura dei colonnelli, diventato anche un film di Costa Gavras e ora ripubblicato da Bietti. «La classicità per noi è zavorra. Ci ha formato ma ce ne vogliamo svincolare. Adesso i classici, a scuola, si studiano nella traduzione in greco moderno». L'ateneniese Karnezis, 30 anni, ha invece scelto l'inglese per i suoi romanzi. «Tante piccole storie» (Guanda), squarcia una Grecia contadina, un po' come il nostro Sud. E Petros Markaris fa buon viso alla sorte di essere chiamato il «Camilleri greco». S'è inventato un commissario, Kostaz Charitos, piedipiatti della porta accanto «che va matto - spiega - per i "ghemistà", i ripieni di verdura alla greca. Perché il cibo è una costante della cultura mediterranea». La voce della ufficialità è di Petrov Tatoulis, il deputato sbarcato a Torino in rappresentanza del ministro della Cultura di Atene. «Questa Fiera del Libro apre una finestra dell'intelletto con vista sul Mar Ionio, da qui comincia il viaggio e il dialogo culturale con la Grecia». Anticamera dell'Oriente o dell'Occidente, a seconda di chi la guardi. Anche questo può essere la moda del mito. La ricerca di un raccordo tra Est e Ovest, cristiani e islamici sulla stessa barca, come quell'Alessandro Magno che cavalcò dal Tigri al Nilo e che voleva fondere la civiltà greca e quella d'Oriente. L'eroe ora torna in salsa hollywoodiana: avrà probabilmente la stessa funzione del Gladiatore Russel Crowe o degli Augusto e Nerone che ci regala la nostra tv. Spettacolarizzare l'antico e il mito. Potrebbe funzionare come amo a ideali alti. Purché non naufraghi nel mare magnum del kitsch. (ha collaborato Marina Ferrero)