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di GIAN LUIGI RONDI AUTOREVERSE, di Cédric Klapisch, con Marie Gillain, Vincent Elbaz, Zinedine ...

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Però è un artigiano che, anche quando si rifà ad altri modelli, non manca di rivelare un certo piglio: con sicura padronanza dei propri mezzi espressivi. L'ha dimostrato in uno dei suoi primi film visti da noi, «Ognuno cerca il suo gatto», in cui l'avventura leggera di una ragazza che, tornata a Parigi dopo le vacanze, non trovava più il suo gatto, gli permetteva di rifarsi un po' a Rohmer nelle piccole cose della vita quotidiana che riusciva a portare lievemente in primo piano. In cifre quasi analoghe, l'altro, «L'appartamento spagnolo» che, senza osare citare questa volta Rohmer, in un appartamento di Barcellona in cui coabitavano studenti di varia nazionalità, lo aiutava a fare un po' il punto sui giovani di oggi, sia pure senza voli. Adesso un'altra svolta, anche più decisa: il «noir» francese degli anni di Jean Gabin e Lino Ventura, riletto ai nostri giorni tra Parigi e la Costa Azzurra, mettendovi al centro una banda di piccoli rapinatori così poco versati nel «mestiere» da esercitare ciascuno, in privato, delle professioni borghesi, dalla gestione di un ristorante a quella di un corpo di ballo destinato a locali notturni. In mezzo a loro, per caso, capita una ragazza che, anche lei, esercita una professione normale, riprende le immagini di un telegiornale, così però insoddisfatta da non tardare a farsi coinvolgere nei giri degli altri. Impara a maneggiare la pistola, partecipa a varie imprese rischiose e alla fine aiuta gli altri, con un suo intervento diretto, a svaligiare una banca. Pronta tuttavia, subito dopo, a mettere fuori gioco i suoi complici, andandosene da sola a godersi all'estero il suo bottino. Senza che niente e nessuno la ostacoli. Una morale curiosa, che, appunto, ci riporta ai vecchi «noirs» in cui i ladri avevano quasi sempre la meglio. Senza però né Gabin né Ventura, con un'attrice, al loro posto, Marie Gillain, che esibisce ben pochi carismi. In una vicenda che può anche seguirsi, specie quando vi si fanno avanti tensioni, ma che non ha molto ordine sul piano narrativo e, pur con molti personaggi, non ne incide davvero le fisionomie. Omologandole quasi tutte. Il titolo — in inglese — immagino si riferisca a un ribaltamento di ruoli. Quello francese, «Ni pour ni contre», significava di più.

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