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Vampiri e effetti speciali

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STEPHEN Sommers, sceneggiatore e regista, è un patito dei film classici dell'orrore. Così, dopo essersi cimentato con «La Mummia», adesso approda a Dracula e, naturalmente, ai vampiri. Non gli basta, però, e rifacendosi ancora una volta alla letteratura e al cinema horror, vi aggiunge il dr. Frankestein e il suo Mostro, il dr. Jekill con Mr. Hyde e l'Uomo Lupo, cercando di legarli insieme con una serie di avventure piegate a scaturire l'una dall'altra. Al centro, però, lascia Dracula nella sua fosca Transilvania, facendogli dare la caccia — per ucciderlo, finalmente, dopo quattrocento anni di misfatti — da un personaggio secondario proposto a suo tempo da Bram Stoker nel suo celebre romanzo, quel Van Helsing che qui si atteggia un po' a James Bond perché un frate cui si accompagna rifornisce sempre, quando serve, di armi sofisticate adatte a eliminare i vampiri condannati a non morire (Nosferatu...). Valutare questa storia, con tutti i suoi intrecci e le sue commistioni, è impresa inutile, perché, nonostante l'accavallarsi continuo di situazioni fantasiose, è chiaramente un pretesto per sostenere uno spettacolo non dissimile da un kolossal in cui quello che conta è l'impatto visivo, portato al massimo dei suoi effetti (speciali, specialissimi e con il digitale che la fa sempre da padrone). Mentre delle musiche tuonanti e rimbombanti si aggiungono, nella colonna sonora, a suoni e strida spinti costantemente al diapason, senza un solo istante di requie. Chi ama il genere vi troverà il fatto suo perché, onestamente, più in là non si potrebbe andare: con personaggi che volano, stormi di vampiri appena nati che assetati di sangue piombano sui villaggi, un giovane principe trasformato orribilmente in un licantropo, mentre Van Helsing, per non fare la stessa fine, deve attendere con tutta la suspense necessaria, che gli somministrino un vaccino. Gli dà volto l'australiano Hugh Jackman, che ricorderete in «X-Men».

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