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di PAOLO CALCAGNO NELL'ex convento di San Micheletto a Lucca, che oggi ospita la Fondazione ...

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La creatività epressa con il mezzo elettronico, sia video, sia computer, allinea nella mostra di Lucca «Il viaggio dell'uomo immobile», curata dal critico Vittorio Fagone, maestri storici come Nam June Paik, Bill Viola, Laurie Anderson, Tony Oursler, con nomi di seconda generazione già consolidati in campo internazionale, come Chantal Michel, Fabrizio Plessi e Studio Azzurro, fino ad artisti più giovani ma di grande interesse, come Monika Bravo, Mary Oyama, Maurizio Bolognini, Peter Sarkisian, Yuan Shun. Introducono la visita alle installazioni che segnano questo «viaggio dell'uomo immobile» «Tv Clock» del coreano Nam June Paik, e il video «Memoria» dell'americano di origine italiana Bill Viola. La metamorfosi dell'immagine e la manipolazione del segnale elettronico attraverso registrazioni e trasmissioni, da sempre oggetto della ricerca di Nam June Paik, a Lucca sono evidenziate da un orologio a pendolo sospeso in alto dall'impugnatura di una giovane ninfa. La telecamera che fissa la piccola scultura ne rinvia, poi, l'immagine su tre monitor che, però, non rivelano mai l'ora segnata, ma solo il gambo dell'orologio a pendolo, che va e viene. Con «Tv Clock» Paik ci indica efficacemente la differenza tra il tempo reale (quello del pendolo impugnato dalla statuina) e il tempo virtuale (quello che indica l'immagine sui monitor), un tempo reiterato e falsato dalle esigenze del linguaggio televisivo, incapace di riprodurre la realtà. Nel video di Bill Viola il «viaggio dell'uomo» si misura, invece, con la «Memoria». Da un fondo di sabbia televisiva lentamente si staglia, come l'ombra del volto impresso sulla Sindone, il profilo di una faccia umana, impalpabile, risultato di molecole perpetuamente ricombinate in una rappresentazione in bianco e nero che Viola rimanda a una visione sciamanica di un'esistenza smaterializzata o, se si preferisce, alla materializzazione inafferrabile di una memoria che sfugge.

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