Gli stilisti italiani vanno a ruba
Roberto Menichetti è il nuovo direttore artistico di Celine, marchio del gruppo Lvmh. Tra i tanti in ballo per sostituire l'americano Michael Kors la maison parigina ha scelto proprio il trentasettenne stilista di Gubbio cresciuto alla scuola di Claude Montana, di Jil Sander, di Cerruti e soprattutto fautore della rinascita di Burberry. A questo giovane, lunghi capelli lisci e profilo greco, Celine affida le sorti di un'azienda in ascesa (100 negozi nel mondo, un nuovo punto vendita in Germania e due store negli Usa). «Sono sempre stato attratto dall'allure e dalla sensualità delle parigine - spiega Menichetti - e sono felicissimo di entrare a far parte di Celine, griffe femminile per eccellenza. La potenzialità del marchio e la sua evoluzione rappresentano per me una formidabile sfida». Una sfida che è anche la parola d'ordine degli altri italiani pronti a giocarsi tutto nei prossimi mesi. Con Menichetti sulle passerelle di Parigi, il prossimo ottobre, salirà Stefano Pilati, che ha sostituito Tom Ford alla guida creativa di Yves Saint Laurent (marchio del gruppo fiorentino Gucci di proprietà dell'altro colosso francese, Ppr). Nato a Milano 38 anni fa, Pilati ha lavorato per Armani e per la linea giovane di Prada, Miu Miu. Per quattro anni ha ricoperto la carica di direttore stilistico di YSL, facendo riferimento al texano. Ora le responsabilità sono tutte sue. Sempre nella capitale francese a marzo scorso ha debuttato con un grande successo il sardo Antonio Marras per Kenzo. A Milano, in autunno, Alessandra Facchinetti (la trentaduenne figlia del tastierista e cantante dei Pooh, Roby) e la romana Frida Giannini, responsabili delle collezioni donna e accessori per Gucci saranno sotto i riflettori come nessun altro: difficile trovarsi nei panni che sono stati di Ford e dimostrare di poter essere alla sua altezza. Nonostante i nostri stilisti si stiano facendo largo a Parigi e nel mondo, i vertici di Lvmh e Ppr negano che le griffe francesi si stiano italianizzando. «Anche un marchio italiano come Pucci - spiega il presidente di Celine Jean Marc Loubier - è disegnato da un francese, Christian Lacroix, e prima di Menichetti, Celine aveva un direttore artistico americano, Michael Kors. Roberto è un cittadino del mondo e l'identità di Celine è quella di una donna parigina, sofistica, delicata, che si sente a suo agio ovunque, a New York come a Shangai». Fatto sta che, negli scambi artistici di questo mondo globalizzato della moda, la creatività italica vince. Da Kors a Menichetti, da Ford al duo Facchinetti-Giannini la stagione degli americani sulla cresta dell'onda sembra essere in declino. È la rivincita degli italiani, in terra straniera ma anche sul nostro suolo «colonizzato» dai colossi d'oltralpe. (Nelle foto due modelli Celine per la primavera-estate 2004 disegnati da Michael Kors)