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di KATIA PERRINI «ROMA è una città unica al mondo.

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Elogio della capitale di Ferruccio Ferragamo, amministratore delegato della «Salvatore Ferragamo Italia Spa», che ha scelto proprio la città eterna per il lancio delle due nuove fragranze prodotte dal gruppo: «Apparition Emanuel Ungaro Donna» e «Incanto pour homme». Alla vigilia del grande evento, che si terrà stasera a Cinecittà, Ferruccio parla delle strategie e dei progetti dell'azienda fondata dal papà Salvatore nel 1927. Da sua madre Wanda ai suoi fratelli fino ai nipoti. Tre generazioni lavorano all'interno di un gruppo di totale proprietà della famiglia. Qual è il segreto del vostro successo? «Siamo innamorati dell'azienda. Lavoriamo tutti col cuore e alla fine della giornata non quantifichiamo. Abbiamo un sogno e obiettivi a lungo termine». Come si concretizzano i vostri obiettivi? «Usciamo da tre anni molto difficili, dal crollo delle Torri in poi. Abbiamo continuano comunque la nostra espansione aprendo grandi negozi a Tokio e a New York. Adesso la struttura distributiva è stata completata. Dobbiamo consolidare la nostra presenza in aree come la Cina in cui vediamo opportunità e continuare con la manutenzione dei punti vendita (quelli diretti sono 206), concentrarci sul prodotto e farlo crescere. Il vero valore del marchio Ferragamo credo che sia nascosto. Quindi i nostri sforzi si dovranno focalizzare nell'essere più aperti, nel parlare e spiegare la nostra filosofia. L'evento di Roma è un punto di partenza all'interno di questa strategia». Qual è la filosofia di Ferragamo? «Qualità, creatività e innovazione. Comfort estremo nella sobrietà». Cosa le resta dell'insegnamento paterno? «Mio padre mi ha iniziato al suo lavoro da giovanissimo. Da lui ho imparato il valore del lavoro, la concretezza, l'importanza di stare sempre con i piedi per terra e non sentirsi mai imbattibili e inattaccabili». Il suo motto? «Rinnovarsi e non reinventarsi. Aggiornarsi rimanendo sempre se stessi». Dal 1996 Ferragamo è azionista di maggioranza del marchio Ungaro. Com'è il rapporto con lo stilista presso il quale sua figlia Vivia, che ora disegna una linea tutta sua, ha lavorato per tre anni? «L'incontro con Emanuel è fatto di reciproco scambio. Non abbiamo mirato a costituire un grande gruppo. Noi produciamo tutto il settore pelletteria per lui. Ungaro è presidente della maison e art director. Ha piena libertà di scelta. Veniamo da culture e mentalità diverse che però convivono perfettamente». Qual è la sua idea del lusso oggi? «Non amo la parola lusso. La associo all'ostentazione che è un vocabolo diametralmente opposto a quello che è il nostro stile. Preferisco legare il marchio Ferragamo a un'idea di eleganza destinata a una nicchia allargata di persone che amano una moda senza età, mai sopra le righe».

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