«Io non avrei mai sposato un nazista»
La vera protagonista replica: «L'amore fu più grande di tutto e i miei genitori antifascisti rivalutarono Hans»
L'appuntamento è per il due ed il tre maggio in prima serata. «Ho la sensazione di aver girato il film più intenso e significativo della mia carriera» afferma la Ferilli che interpreta il ruolo di una giovane partigiana, Angela Ghiglino, che si innamora di un ufficiale tedesco, al quale dà il volto l'attore Johannes Brandrup. Le due puntate, con la regia di Maurizio Zaccaro, sono sceneggiate da Paola Pascolini e da Mauro Capolicchio che ha scoperto la storia nel libro dal titolo «Al di là delle frontiere» scritto dalla Ghiglino e del quale Angelo Rizzoli ha subito acquistato i diritti tv. Nel cast ci sono anche Antonello Fassari, Lino Capolicchio e Leo Gullotta. Angela Ghiglino vive a Pietra Ligure, sua città natale in cui è tornata dopo la morte dell'uomo per il quale ha sfidato la famiglia ed ha rischiato il linciaggio e la morte. È lei stessa che ci racconta la sua vicenda: «Ho conosciuto l'ufficiale Hans Wiedemann quando sono stata assunta come interprete al comando tedesco. Per passare inosservata tra gli ufficiali mia madre mi costringeva a nascondere la mia bellezza con abiti insignificanti ed orribili pettinature. Ma l'amore tra me ed Hans fu più forte di tutto. Più tardi mia madre, che aveva osteggiato quel rapporto, da antifascista convinta, ha rivalutato Hans proveniente da una delle migliori famiglie tedesche, apprezzandone l'intelligenza ed il coraggio». La Ghiglino, oggi ultraottantenne, rivela che quell'ufficiale tedesco odiava la guerra, pur non essendo antifasacista. «Ha sempre servito il suo paese ma sono riuscita a convincerlo a passare dalla parte degli italiani», dice la signora che ha incontrato la Ferilli per parlarle della sua vicenda e l'ha trovata credibile nell'interpretazione di se stessa. Ha svelato persino l'esistenza di una somiglianza fisica tra lei a trent'anni e l'attrice. La Ghiglino, nel sottolineare la fedeltà della fiction alla sua storia, spiega di aver avuto un figlio dal suo grande amore tedesco al quale è stato dato il nome di Vittorio in omaggio alla vittoria di italiani e tedeschi sulla dittatura. Dopo la morte del marito ha sentito però il bisogno di ritrovare le proprie origini e di tornare al paese natio. «Sono orgogliosa di aver interpretato questa vicenda, per l'intensità della storia che unisce ragione e sentimento - ribatte la Ferilli - Ho capito che sarei stata credibile perché la conoscenza di Angela e le sue parole mi hanno aiutato ad entrare nel personaggio». Alla domanda se avesse potuto essere lei stessa protagonista di una storia analoga a quella della partigiana, la Ferilli risponde: «Sono una donna impegnata nei diritti sociali e civili. Forse non sarei stata capace di vivere una storia d'amore con un ufficiale nazista. Sarebbe stato molto difficile per me che provengo da una famiglia di tradizione antifascista. Penso che in una situazione come quella della Ghiglino avrei tentato di controllarmi facendo appello alla ragione». Tra la signora che sfidò la morte per seguire il suo uomo e l'attrice che la interpreta, due donne apparentemente così lontane, ci sono però molti punti in comune. «Abbiamo lo stesso carattere, la medesima caparbietà, gli stessi ideali - dice la Ferilli - E tra di noi è nata una splendida amicizia fatta soprattutto di complicità femminile, sin da quando ci siamo incontrate la prima volta nella valle di Comacchio dove si sono svolte le riprese».