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Il rock dei Babalot in salita Bublè vende tra le donne

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È iniziata una nuova era del jazz? Diciamo che è semplicemente scattato un altro turno promozionale dei media e delle case discografiche in un'industria che ama il nuovo e che desidera un trofeo da inserire nella sua collezione. Michael Bublè, talentoso ventisettenne canadese, è ricco di carisma e di sex appeal e il suo omonimo album ha superato i due milioni di copie vendute. Il segreto? Forse nessuno. Magari l'intonazione, che è sempre giusta, la ricca produzione e la scelta del repertorio, che passa per i grandi classici dello swing: «Fever», «For once in my life», «Sway», «The way you look tonight», «Come fly with me». Il fascino di questo cantante si è rivelato sorprendente, al punto da coinvolgere i non appassionati e il pubblico femminile. L'unico appunto, semmai, è di carattere tecnico, e riguarda la sua voce, inconsistente nel registro basso. (Michael Bublè - 143 Records/Reprise) Fra i nuovi gruppi che movimentano il pop-rock d'autore da segnalare i Babalot, una formazione che privilegia il facile ascolto ma anche l'ironia, quando non addirittura lo sberleffo. Un rock italiano nel testo e nell'espressività ma con qualche riferimento ai Blur e ai Depeche Mode. Non mancano richiami italiani, soprattutto a Rino Gaetano. Sono in tre ad alternarsi in voce, ma il cantante titolare del gruppo è Sebastiano Pupillo, chitarrista e autore di testi e musica, un sound saltellante e di grande efficacia. I Babalot (quel vermiciattolo che resta in fondo alle bottiglie di liquore) hanno già ottenuto un ottimo spazio nei club, ma discograficamente la loro avventura si presenta in salita, per via dei soliti problemi di visibilità e di distribuzione, come ogni volta che si lavora con piccole etichette. Meriterebbero una adeguata attenzione radiofonica. (Babalot - Che succede quando uno muore - Aiuola)

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