DELFINO RACCONTA A BERTONCINI

Mi parlò di un intraprendente costruttore milanese che abitava in una villa nella Brianza e che aveva interesse ad acquistare anche la villa gentilizia dei Borromeo. Il collezionismo di ville è un vezzo antico del Cavaliere? Secondo Giannetto il costruttore di Milano2 pensava di lottizzare il grande parco di cui la villa era dotata. Giannetto mi portò ad Arcore, nella villa che era stata dei Casati Stampa e poi venduta a Berlusconi dopo la tragedia cui ho fatto prima cenno, a proposito della soppressione della contessa e del suo giovane amante. Berlusconi, dopo averci fatto visitare la pinacoteca con Mozart in sottofondo che accompagnava l'aprirsi e chiudersi dei cancelli di sicurezza, ci portò in una mansarda: il suo pensatoio. Condivise il nostro progetto politico per trasformare il Msi in una destra democratica e c'indicò come suo referente nella Dc l'onorevole Mazzotta, un centrista all'epoca vicesegretario nazionale della Dc, che poi incontrai. Dovemmo subire una lezione sul modo in cui concepiva la politica e soprattutto come organizzarla: in circoli e non in partiti. Quando uscimmo ci dicemmo: "Questo è matto, ma basta che ci aiuti!". In effetti Berlusconi nell'autunno del '76 ci aveva anticipato quello che avrebbe creato nel '94, Forza Italia. Lo incontrammo una seconda volta. Era presente l'avvocato Cesare Previti, che avrebbe provveduto all'esecuzione del finanziamento come prestito con obbligazione sottoscritta da me e da Borromeo. L'importo? Cento milioni di lire, che gli restituimmo quando Democrazia Nazionale, diventata partito, ebbe ottenuto il finanziamento pubblico. Rimase sorpreso. Ci disse: "È la prima volta che degli uomini politici mi restituiscono soldi!". Perché aspettasti vent'anni a fare il nome di Berlusconi come finanziatore? Non lo rivelai io. Fu il senatore Pellegrino, presidente della Commissione stragi, al quale, illudendomi sulla riservatezza, il 19 maggio 1997 avevo scritto per smentire notizie di finanziamenti della Dc a Democrazia Nazionale.