Lo stilista, reduce dai successi in Cina, prepara un grande compleanno E il 5 maggio sbarca nella capitale con la mostra «Retrospettiva»
Gli attori, i cantanti, i ballerini lo adorano e scelgono i suoi vestiti per i loro spettacoli. Abiti, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, dolci, mobili e arredi per la casa portano il suo nome. E presto firmerà anche gli alberghi. Armani, soprannominato Re Giorgio, un impero con 4.700 dipendenti, 13 stabilimenti di produzione, 250 negozi monomarca in 36 paesi (l'ultimo aperto a Shangai pochi giorni fa), si prepara a festeggiare settant'anni il prossimo 11 luglio con il sorriso sulle labbra. Lui, che ha sempre detto di «no» a chi è andato a bussare alla sua porta sperando di potersi accaparrare una fetta della sua azienda. Lui, che oggi, mentre maison di gran calibro cercano di arrangiarsi come possono, può annunciare con trionfo aumenti nelle vendite e fatturati di tutto rispetto. Lui siede sul suo «trono» più che solido. Uno e trino: stilista, presidente e amministratore delegato della Giorgio Armani Spa. Instancabile professionista, capace imprenditore di sé stesso. Uguale solo a sé stesso. Soprattutto nello stile, unico e inimitabile, divenuto simbolo del design made in Italy senza orpelli, semplice e lineare. Quella di Armani è una moda senza tempo, eppure sempre così moderna. Una moda che, dagli anni Settanta a oggi, non ha mai tradito la sua filosofia. Re Giorgio, alla soglia dei settant'anni, si celebra e festeggia idealmente il suo compleanno con una mostra, «Retrospettiva». Un'esposizione che finalmente arriva in Italia (quinta tappa di un tour internazionale inaugurato al Guggenheim Museum di New York, per poi proseguire a Bilbao, a Berlino e a Londra). Cinquecento abiti e schizzi originali saranno esposti dal 6 maggio (ma l'inaugurazione con una miriade di vip-fan è prevista per il giorno prima) sino al 1 agosto alle Terme di Diocleziano di Roma. In uno scenario insolito per una mostra di design contemporaneo, i visitatori potranno ripercorrere le tappe della carriera dello stilista, la sua evoluzione negli ultimi tre decenni, il ruolo precursore delle sue creazioni nel mondo del cinema (suoi tutti gli abiti di Richard Gere in «American Gigolò»). Dall'innovativa giacca decostruita, sviluppata poi in morbidi e sensuali completi da uomo e da donna, alle combinazioni di bianchi e neri, ai tessuti sovrapposti per creare effetti di luce e trasparenze. E poi le influenze delle culture orientale e nordafricana, le tavolozze dei «non colori», per finire con i modelli realizzati per le star che nel corso degli anni hanno partecipato alle cerimonie di consegna degli Oscar. Gli abiti saranno valorizzati dall'allestimento progettato da Robert Wilson, grande regista teatrale e visual artist. Una combinazione di elementi architettonici, manichini, proiezioni, luce e musica all'interno delle antiche terme per la prima volta aperte alla moda. E lui, il grande Armani, re per una notte in quella che fu la capitale dell'Impero romano. Di buon auspicio per una città che anela ospitare i «grandi» tra le sue bellezze.