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L'ultima foto di Elvis da vivo la scattò un fan, poco dopo la mezzanotte di quel fatale 16 agosto 1977.

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Due ore e mezzo dopo, ingloriosamente per un "Re", fu trovato primo di sensi in bagno. Un mix di droghe talmente potenti da uccidere un cavallo lo stroncò prima del suo arrivo al Baptist Memorial Hotel. Si era ripromesso di sposare, 15 giorni dopo sul palco, la fidanzata Ginger Alden. Alle solenni esequie, il suo mitico manager, il Colonnello Parker, non rivolse neppure uno sguardo alla bara. Secondo alcune voci, lì dentro non era custodito il corpo di Elvis, ma quello del suo gemello Jesse Garon, che tutti credevano morto alla nascita, e che invece era rimasto sempre nascosto a Graceland. Il divo di "Heartbreak Hotel" avrebbe escogitato la messinscena della sua morte per sfuggire alle minacce della Mafia di Memphis, che non gli perdonava l'appoggio offerto a Nixon, in qualità di "agente onorario antidroga" dell'Fbi. Sette anni prima, Presley era stato ricevuto alla Casa Bianca: si era offerto di agire contro «i drogati e quei capelloni depravati dei Beatles».

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