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di CARLO ROSATI CE LO anticipò la scorsa estate, appena rientrato da Ponza per le prove ...

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E Gigi Proietti ha mantenuto la parola, con «uno spettacolo che festeggia una cosa lieta e triste ad un tempo: i miei primi quarant'anni di teatro. Toto ci sarà sempre, come alcuni personaggi; però vorrei trovare una dimensione di festa, un gioco teatrale più appropriato». E siamo arrivati ad oggi, allo spettacolo: «Serata d'onore» che inizierà sabato 24. Lo incontriamo al Politeama Brancaccio, mentre si provano scene e luci e l'orchestra si accorda per provare canzoni vecchie e nuove, anche quella parodia famosissima di «Ne me quitte pas» di Jacques Brel, uno dei suoi artisti preferiti, con la quale ha legato la Parigi dell'esistenzialismo a Roma: «Nun me rompe er-ca'». Un Proietti a tutto campo in questa «Serata d'onore»: autore, animatore, cantante, regista e protagonista? «Mi sono letteralmente buttato in questa "Serata d'onore" e tutto sommato devo dire che sono soddisfatto, perché viene fuori uno spettacolo abbastanza inedito, una prima parte assolutamente nuova, seguita da un'altra nella quale asseconderemo le richieste del pubblico che penso non ci abbandonerà. Ancora dobbiamo debuttare e la vendita procede in maniera molto positiva». Uno spettacolo «Tutto Proietti»? «Vorrei precisare che la "Serata" non ripercorrerà la mia carriera, per un'ora e mezza ci sarà un allestimento diverso, con canzoni inedite, di molti anni fa, che nessuno conosce, ed altre scritte e composte per l'occasione con l'aiuto della validissima mano del Maestro Pippo Caruso. Ci saranno, tra gli altri, un lungo monologo di Gigi Magni, un cultore della storia romana e della città, una scena sul linguaggio romano e il romanesco. È uno spettacolo differente dai due degli scorsi anni, anche se vorrei ricordare che "Io, Toto e gli altri" è stato campione d'incasso la scorsa stagione». E nella seconda parte? «Verrà fuori qualche cavallo di battaglia e improvviserò per assecondare quello che vorrà il pubblico: sarà una "serata d'onore" aperta, come erano veramente le serate d'onore». Ricorderà anche i suoi inizi di attore di prosa: il Teatro «Centouno» di Piazza Bainsizza? «A parte Cobelli, i miei inizi in prosa sono stati caratterizzati dal "Centouno", un teatro che avevamo inventato. Lo ricorderò ovviamente di passaggio perché il grande pubblico non bisogna tediarlo, ma qualche pezzo di Shakespeare farà parte della spettacolo; non troppo, però, perché è una festa». Sarà insomma un Proietti sul genere di «Io a modo mio»? «Quella fu una trasmissione televisiva di metà degli anni Ottanta che ricordo benissimo, da me presentata e scritta con Mario e Pietro Castellacci, oltre a Carla Vistarini. Ma vorrei precisare che lo spettacolo non vuole essere "a modo mio", ma nel modo come piace al pubblico, dialogato con gli spettatori, come è avvenuto nei precedenti. Non sarò solo, avrò una grande orchestra, quattro ragazzi e tre ragazze, ai quali dovrebbe aggiungersi mia figlia Carlotta, che canta, mentre l'altra, Susanna, è scenografa e costumista».

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