Più che archeologia sembra spettacolo
Le scoperte scientifiche sono sempre state per la verità, e per loro stessa natura, un po' «spettacolari». Ma oggi, con le università in crisi, i docenti che si spintonano cercando di accaparrarsi i fondi ministeriali previsti non più «a pioggia» secondo il vecchio sistema bensì in modo «mirato» e diretto ai «Centri d'Eccellenza» (o sedicenti, o ritenuti tali) e i politici prestati alle funzioni specialistiche dei Ministeri che vengono chiamati a giudicare (e finanziare) progetti specialistici rispetto ai quali essi sono incompetenti, non è strano che ci si arrampichi sugli specchi. E che si ricorra alle idee «spettacolari», che anche se non sono per nulla originali lo sembrano, per ottenere fondi da utilizzare in ricerche le quali poi, a loro volta, servono principalmente appunto ai ricercatori. Prendiamo un caso per tutti: la moda delle indagini genetistiche applicate ai resti fisici di (o attribuiti a) illustri personaggi storici, formalmente tendenti a stabilirne le caratteristiche fisiologiche e ad appurare la presenza, nei corpi esaminati, di processi patologici o comunque degenerative, le caratteristiche ereditarie, le abitudini di vita, le circostanze del decesso e così via. Prendiamo l'indagine sui Medici, signori di Firenze e poi duchi di Toscana, che riposano nella fiorentina basilica di San Lorenzo. Tra qualche giorno ci si occuperà dei resti mortali di due figli del granduca Cosimo I e della granduchessa Eleonora di Toledo, don Garzia e don Giovanni, premorti in giovane età al padre: e sul primo almeno dei quali circolava una sorta di «leggenda nera» simile per qualche verso a quella resa celebre dal don Carlos di Giuseppe Verdi per quel che riguardava Filippo II re di Spagna e la sua famiglia. Vi sono stati personaggi della storia del XX secolo che hanno avuto il discutibile privilegio di esser trattati, dopo la morte, come «sante reliquie laiche», con tanto di mummificazione e di venerazione pubblica: i casi più celebri forse in tal senso sono stati quelli di Lenin e di Eva Peron. In altre situazioni, alla venerazione si è unita una curiosità medico-legale pervicace: sono molto note le vicende riservate, già subito dopo il decesso, alla povera salma di Napoleone I. Ma negli ultimi decenni i sepolcreti reali e imperiali europei hanno spesso conosciuto l'attenzione dei medici-giuristi-storici: è avvenuto così nella Cripta dei Cappuccini di Vienna per gli Asburgo e all'Escorial per i sovrani di Spagna. Più di recente, ha fatto scalpore un'indagine condotta sui resti di Federico II di Svevia che riposano nella cattedrale di Palermo, o almeno su quegli che gli vengono attribuiti: dal momento che non sempre è sicuro che le tombe non siano state profanate e i corpi in esso custoditi non siano stati per infinite ragioni manomessi, sostituiti, mischiati con resti di altra provenienza. È bene tener presente che le indagini relative al DNA possono dire moltissimo - e quelle condotte sulla Sindone di Torino lo provano -, ma su una cosa non sono in grado di pronunziarsi con certezza: sull'identità del titolare dei resti esaminati. Se essa non è sicura, i risultati propriamente clinici, per certi che siano in se stessi, restano ovviamente inutilizzabili sul piano storico. I Medici fiorentini sono «clienti» privilegiati di queste ricerche storico-clinico-archeologiche. Che, tutto sommato, non portano poi a molto sul piano dell'estensione delle nostre conoscenze storiche. Per conoscere particolari sulla vita privata, sull'alimentazione, sulla salute e sulle malattie del tempo non è necessario condurre ricerche su resti di famiglie speciali, che anzi - dato che per molti aspetti la loro vita era diversa dagli standards comuni - possono fornire al riguardo risultati svianti. Quanto alla storia di famiglie come i Medici in sé e per sé, i documenti di ogni genere (manoscritti, pubblici e privati, iconici, materiali eccetera)