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IL FILM «La passione di Cristo» sbarca a Prato.

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Due tuniche dalla foggia molto semplice realizzate con stoffe in filati grossolani di iuta e cotone, nei colori della terra. Una donazione di Massimo Bernocchi alla neonata sezione «Costumi per lo spettacolo» che resterà in esposizione fino al prossimo 16 maggio all'interno della Sala Sezione Contemporanea. Qui, fino a qualche giorno fa, era possibile ammirare il piviale di Giovanni Paolo II che per ragioni conservative è ora sottoposto a ordinaria manutenzione. Nella stessa sezione è esposto anche l'abito indossato da Pinocchio nell'omonimo film di Roberto Benigni, tutti costumi che vanno così ad arricchire una collezione di oltre seimila pezzi di un museo che nel suo genere è tra i più importanti al mondo. Nato nel 1975 grazie a una donazione di 600 pezzi da parte di Loriano Bertini, il museo si è trasferito dal 5 maggio 2003 negli spazi dell'ex fabbrica Campolmi, in via Santa Chiara 24, all'interno della cerchia muraria trecentesca di Prato. Una nuova location, gioiello architettonico industriale, risalente al XIX secolo, il cui recupero è stato realizzato dall'architetto Marco Mattei, mentre il progetto dell'allestimento è di Piero Guicciardini e Marco Magni. Grande amante dei tessuti Bernocchi non è nuovo a donazioni a favore del museo pratese avendo già regalato un costume femminile dello sceneggiato sulla vita del Pontormo. Suo padre, Loris, è stato fondatore assieme a Orlando Orlandini dell'OB Stock un magazzino che oggigiorno raccoglie centinaia di pezze di stoffa al quale si rivolgono i costumisti di tutto il mondo e che pare sia stato «scoperto» proprio da uno di loro agli inizi degli anni Ottanta, il premio Oscar Enrico Sabbatini arrivato a Prato alla ricerca di materiale per gli abiti della serie tv «Marco Polo» di Giuliano Montaldo. Tra i film i cui costumi sono stati realizzati con queste pezze, «Shakespeare in Love», «Mission», «Braveheart», «Sette Anni in Tibet», «La vita è bella», «Il Gladiatore». Ale. Gia.

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