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di ALESSANDRO GIANNOTTI UN AMORE per la moda che si porta dietro fin da bambina, quando ...

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È Vivia Ferragamo, nipote di Salvatore e Wanda e figlia di Ferruccio amministratore delegato della Salvatore Ferragamo Spa. Una giovane stilista - appena trentenne -, ma con le idee molto chiare. Da due anni ha creato una linea di abbigliamento e accessori per donna che porta il suo nome «Vivia». Abiti, borse, scarpe e cinture, tutto al 100% Made in Italy. Ha studiato al Fashion Institute of Technology di New York, è di madre inglese e padre fiorentino, i nonni nati nella provincia di Avellino, vive tra Londra e Firenze. «Un cocktail di esperienze di vita e di tradizioni familiari - spiega Vivia - che rispecchiano la mia concezione di moda che è una sintesi perfetta di tutto quello che mi succede intorno. Una moda dedicata a una donna internazionale, senza costrizioni, proiettata verso il futuro, sexy e al tempo stesso romantica». Lei ha lavorato per tre anni con un grande nome della moda, Emanuel Ungaro. Che cosa le ha insegnato? «È stato uno dei periodi più importanti per la mia crescita professionale durante il quale ho capito quale fosse veramente il significato di creatività. Lo studio va bene, ma è l'esperienza sul campo che ti forma. Potrei paragonare Emanuel a mio nonno proprio per il grande amore per la sua professione, ma anche per il modo stesso di lavorare e per un'attenzione al dettaglio quasi maniacale». Qual è il consiglio, se c'è stato, che Ungaro le ha dato e che lei ha fatto suo? «"Ricordati che per fare questo lavoro sei solo tu che devi controllare tutto. Devi vedere con i tuoi occhi, non lasciare mai che gli altri lo facciano per te". Ed è così che faccio». Cosa le disse sua nonna Wanda quando le comunicò l'intenzione di creare una sua linea? «Ne fu entusiasta perché aveva visto la passione che mettevo nel mio lavoro. Mi ha sempre appoggiato, come d'altronde fa mio padre». Il suo cognome, Ferragamo: un ostacolo o un aiuto? «Entrambi. Ma non l'ho mai usato per andare avanti per la mia strada. Per questo la linea che ho creato porta solo il mio nome, Vivia». Quali difficoltà incontra oggigiorno un giovane stilista che vuole affermarsi con una sua collezione? «La competizione. Il problema è che oggi tutti vogliono fare questo lavoro. Tutti pensano che le loro idee siano invincibili, ma non sempre lo è. Anzi». Ha un sogno nel cassetto? «Ne ho tanti. Per adesso mi accontento di sognare che le donne che si vestono con i miei abiti si possano sentire come io le immaginavo mentre li disegnavo: femminili e con un tocco di sensualità». Da cosa prende ispirazione? «Da tutto. Dalla gente che vedo per la strada, dagli oggetti che scopro al mercatino di Fiesole o in Marocco. Sono come una spugna». In quali paesi è presente "Vivia"? «In Italia che è il mio mercato maggiore, poi Usa, Francia, Inghilterra, Germania e Spagna». Progetti? «Al momento mi sto focalizzando sul prodotto. Ho talmente tante di quelle richieste...» Un suo difetto. «Sono testarda». Un pregio? «Idem». Se un giorno suo padre Ferruccio le offrisse il ruolo di responsabile creativa della Salvatore Ferragamo accetterebbe? (ride) «Vivia mi basta, se non quando devo firmare!»

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