Una cascata di invenzioni Ecco Gautier maestro di stile
C.B.». È il giugno 1857: nelle librerie parigine appare - scomparirà dopo pochi giorni, sequestrato per oscenità - «Les Fleurs du Mal» di Baudelaire. Dedicato, appunto, a Gautier. Baudelaire ha 36 anni e considera Gautier, che ne ha dieci di più, il maestro. Sono sacerdoti della stessa fede: l'arte per l'arte. «È bello solamente ciò che non può servire a nulla», ha scritto Gautier, facendo proprio il paradosso di Flaubert: «L'idea nasce dalla forma». Affermazione rivoluzionaria: la parola, che, qualche decennio dopo, per D'Annunzio, sarà «tutto», rivendica sovranità. Anche nei romanzi Gautier, arrivato alla letteratura dopo la pittura, mantiene il culto per la bellezza. Un'arte che si proponga di migliorare la società? Giammai: l'arte trova il proprio fine in se stessa. Non ne sono penalizzati i contenuti. Né per «M.lle de Maupin» (1835), che nel 1966 ebbe una versione cinematografica (diretta da Bolognini) con una Catherine Spaak in stato di grazia, né per «Capitan Fracassa» (1863), portato sullo schermo otto volte (l'ultima nel 1961, con Jean Marais). Il romanzo è ambientato nella seconda metà del '600 e racconta le vicende del signore di Sigognac che vive in un vecchio castello della Guascogna con un valletto, un ronzino, un gatto. Ed ecco che nella morta gora esplode la sorpresa (e vien da pensare che anche «Il ciclone» di Pieraccioni abbia pescato da Gautier): una compagnia di comici chiede ospitalità per una notte. Il barone di Sigognac è travolto: la «novità», tessuta di simpatia - complici anche i begli occhi di Isabella, l'«ingenua» della «troupe» - gli fa intravedere l'occasione per liberarsi dalla propria accidia. Si unisce agli attori: arriverà con loro fino a Parigi, laggiù poi potrebbe aver fortuna...Il caso vuole, però, che l'attore che interpreta Matamoros, il truculento Ammazzamori (dietro c'è la tradizione del soldato spaccone, risalente a Plauto) passi a miglior vita. Perché non prenderne il posto, assumendo il nome di Capitan Fracassa? Seguono mille avventure in un paesaggio mobilissimo (castelli e tuguri, taverne e teatri) tra amori e duelli. Con il colpo di scena dell'agnizione: Isabella è la figlia di un principe, a lui strappata da bambina. Il romanzo è sin troppo frondoso. Però, che sfavillìo di invenzioni! Non ebbe torto Flaubert: «È una meraviglia di stile, di colore e di gusto». E Giuseppe Antonio Borgese lo celebrò come colorito, ultimo fiore della letteratura picaresca.