Tutto da solo Prince si riscopre
Dopo anni di battaglie, beghe legali, lotte e processi devastanti con le major - e in generale con l'intero apparato discografico - tutto sembra esser tornato al punto di partenza. A nulla è servito aver cambiato vari nomi, alla fine si faceva chiamare semplicemente The Artist, neppure farsi fotografare con la scritta «slave»(schiavo) dipinta sul viso: alla fine la guerra impari fra musicista e multinazionali ha avuto il suo prevedibile esito. Il talentoso artista di Minneapolis è tornato a fare dischi in modo tradizionale (rinunciando alla sola pubblicazione in rete) e soprattutto con il suo vero nome, per intero Prince Rogers Nelson. A 46 anni, dunque, una delle più rivoluzionarie figure della black-music degli ultimi decenni, si rimette in pista con un disco carico di aspettative. «Musicology» è il trionfo dell'egocentrismo: ideato, scritto, prodotto, arrangiato, realizzato, ma soprattutto suonato e cantato dall'autore stesso, che non si nega nulla, utilizzando pochissimo i suoi collaboratori. Pagato il dovuto omaggio al caposcuola James Brown, Prince si qualifica nel nuovo disco come un assoluto maestro, soprattutto nei confronti di certi rappers dell'ultima ora. Stemperate le polemiche con gli industriali del disco - anzi, trova il modo di ricordare che è trascorso un quarto di secolo dall'album del debutto, «For you», e già venti da «Purple rain» che forse rimane il suo maggior successo - torna a fare quello che sa fare meglio, ovvero lavorare a tutto campo su un formato a lui congeniale, quello del soul-funk, stavolta meno psichedelico del solito. È il Prince che gli appassionati attendevano da anni, che fa quasi tutto da solo, anche se ragazze sexy e molto brave non mancano nemmeno stavolta, a cominciare dalla bassista Rhonda Smith, dalla sassofonista Candy e dalla rediviva Sheila E, stretta collaboratrice di alcuni suoi storici dischi. «Musicology» sembra essere lo specchio fedele delle sue attuali concezioni musicali, ormai non più necessariamente avanzate ma se non altro credibili. C'è stato un percorso, carico di dolore e di disavventure personali, a cui ha fatto seguito, recentemente, uno sblocco, che certamente non poteva passare per Internet (a cui inizialmente era stata affidata la distribuzione del disco) o per l'eremo-sala di registrazione in cui viveva recluso. Abbiamo recuperato un grande artista, un colosso della musica nera, che torna a quell'andamento scalpitante e sensualmente riottoso a cui aveva abituato i suoi non pochi fans. Gli umori rimangono i più diversi ma ciò che conta è l'ispirazione, la voglia di salire su un palco e strafare, come è sua abitudine. Proprio ciò che ha fatto alla cerimonia di premiazione dei Grammy, duettando in modo torrido con una disinibita Beyoncè Knowles che non credeva ai suoi occhi. Insomma, bentornato fra i grandi.