Quei morti sull'altare di Stalin
14 milioni e mezzo di vittime, di cui 5 in Ucraina, in nome della «terra di tutti»Finalmente pubblicato un testo di diciotto anni fa. L'uscita fu osteggiata dal Pci. Ma l'Europa prestò sempre poca attenzione al genocidio
La figura del «kulako» russo, piccolo proprietario terriero, era scomparsa fin dal 1918 e tuttavia venne evocata a scopo punitivo per piegare la classe contadina ai voleri di Stalin. «Collettivizzazione»: termine più comprensibile, cioè abolizione della proprietà privata della terra e concentrazione di tutti i contadini sopravvissuti al "repulisti" in aziende agricole "collettive", poste sotto il controllo del partito. Azionando queste due leve, Stalin, in due fasi (1929-32 e 1932-33) attuò quella che lui stesso definì «rivoluzione dall'alto». Bilancio conclusivo: 14 milioni e mezzo di morti, 5 milioni nella sola Ucraina, paradossalmente definita «granaio della Russia». Per ordine del dittatore georgiano, la Gpu, progenitrice del Kgb, attuò una "carestia terroristica", mettendo alla fame milioni di individui — donne, vecchi e bambini compresi — con perquisizioni capillari di grano e derrate alimentari: i contadini ucraini pagarono con la vita la loro condizione sociale e la loro nazionalità. Robert Conquest, studioso del comunismo di fama internazionale, proietta nuova luce su questo allucinante capitolo della storia dell'Urss, sistematicamente nascosto e, peggio. ignorato anche dopo la glasnost gorbaciovana. Nascosto, questo genocidio, "ab ovo" da fior di giornalisti e corrispondenti da Mosca. Emblematico il caso dell'americano Walter Duranty, inviato del Times, nella manica delle autorità sovietiche, premiato in patria con il Premio Pulitzer (che si tentò di ritirargli), il quale mentì spudoratamente. Lo stesso Conquest, a causa delle sue puntigliose ricostruzioni, è stato vittima di una sistematica discriminazione. Non è un caso che il libro «Raccolto di dolore», tradotto per iniziativa della Fondazione Liberal, sia stato pubblicato in Italia diciotto anni dopo l'edizione in lingua inglese. Per chi ha buona memoria, il libro «Il grande terrore», dello stesso autore, sulle «purghe» staliniane del 1936-38, tradotto in Italia nel 1970, scomparve misteriosamente dalle librerie. Quando il Pci aveva le fortune allo zenit, anche in seguito, ha operato una "linea di picchetto" sempre vigile e attenta nel filtraggio di opere "scomode". E quella di Conquest era tra queste. L'Ucraina — oggi stato indipendente — pagò dunque un prezzo terribile; ma anche altre parti dell'Urss vennero prese di mira, fino al Kazakistan, una delle repubbliche asiatiche. Non bisogna mai dimenticare che Stalin, commissario alle nazionalità con Lenin, era un profondo conoscitore della composita realtà etnica, linguistica, religiosa del suo paese. L'Ucraina, in particolare, "doveva" essere punita: non a caso la Gpu regolò i conti con le confessioni religiose ucraine e con i circoli nazionalisti. L'eco di questo genocidio giunse in Europa in modo discontinuo; una remora fu rappresentata anche dalla ragion di Stato, in quanto l'Unione Sovietica era un mercato appetibile e stava uscendo da un prolungato periodo di isolamento (anche l'Italia fascista aveva riconosciuto la Russia dei Soviet e vi acquistò nafta, quando ci venne contingentata dagli anglo-francesi, alla vigilia del secondo conflitto mondiale). Conquest ricorda che la moglie di Stalin Nadezeda Allilueva, inorridita da quanto aveva appreso, protestò vibratamente: l'onnipotente consorte la rimproverò, per aver dato ascolto a «chiacchiere trotzkiste»: sembra che proprio questo litigio spinse Nadezda Allilueva al suicidio, il 5 novembre 1932. Il macabro conteggio della vittime, fatto dall'autore, riconduce fatalmente il discorso sul costo complessivo, in vite umane, dell'era staliniana. Le purghe del 1936-38, privarono infatti l'Unione Sovietica di una intera classe politica, burocratica, militare, che venne disperatamente a mancare, quando l'Urss fu attaccata dalla Germania, nel 1941. Non sapremo forse mai le dimensioni della "ferita biologica" inferta al paese: è stato calcolato che circa 35 milioni di russi (non 20 milioni, dato ufficiale) perirono nel 1941-45 anche a causa dei vuoti che si erano