LA CULTURA italiana non è soltanto testimonianza del passato ma anche contemporaneità e nessuna espressione ...
Un pezzo d'Italia, altamente qualificante, che fa conoscere e apprezzare la nostra creatività, la nostra capacità imprenditoriale nel resto del mondo. «La moda è un mezzo per promuovere la cultura italiana e l'italianità. È un aspetto culturale del Novecento e l'italianità nel vestire è stata anche un pò la nostra politica estera». È quanto ha dichiarato ieri il sottosegretario agli Esteri Mario Baccini, intervenendo alla presentazione del libro «La moda in Italia. Il Novecento», curato da Michele Rak ed edito da Palombi. «In qualità di presidente della Commissione nazionale per la promozione della cultura italiana all'estero ho voluto promuovere dallo scorso anno l'anno tematico della moda e del design», ha detto Baccini, ricordando che «la Farnesina ha la missione di creare, attraverso la politica estera, un terreno dove le nostre imprese possano prendere piede. Come scelta politica economica generale, non possiamo aggredire i mercati mondiali con beni di largo consumo, ma dobbiamo puntare ad una qualità sempre più elevata». In proposito, il sottosegretario ha annunciato che «le prossime iniziative che sosterremo riguardano gli anni tematici bilaterali con Paesi come Egitto e Russia. Cercheremo, inoltre, di creare sinergie con associazioni e fondazioni che vorranno collaborare con il ministero degli Esteri per produrre idee e promuovere iniziative che possano diffondere la specificità italiana». Intervenendo alla conferenza stampa, Michele Rak, ordinario dell'Università di Siena ed esperto europeo di tendenze del linguaggio e del mutamento culturale, ha precisato come la sua opera miri a mettere in luce il lavoro «non solo di coloro che emergono, che firmano gli abiti, ma anche di chi taglia, cuce, distribuisce e vende, dei veri promotori della moda alla pari degli stilisti». La moda non è soltanto passerella, sarti famosi e glamour, ma un'arte artigianale che si tramanda di padre in figlio. Un dato confortante, è stato precisato, che gran parte delle case di moda più prestigiose sono già alla terza, quarta generazione. Dunque sono sopravvissute anche a periodi più bui come la guerra e il dopoguerra. L'autore del volume ha, quindi, precisato che l'intenzione dei curatori del libro è stata quella di fare uno dei piccoli gesti che gli stilisti dovrebbero fare ogni giorno, cioè comunicare. Nat. Pog+.