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«DAVA FINE ALLA TREMENDA NOTTE»

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Viaggio gotico di Memling in una Sicilia demoniaca

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Come in delirio l'artista crea una Madonna rossa china su «un bambino di perla bianco come il latte» e, intorno, creature «lacere disorientate opache». Sull'infuocata terra isolana turbina un vento di zolfo nel quale sembrano stamparsi le maligne immagini di una cupa storia d'incesto, mentre il tempo si accartoccia, crolla, ricresce rettilineo e poi ancora precipita e scompare. «Dava fine alla tremenda notte» di Marosia Castaldi è un romanzo gotico, ramificato in un labirinto di vertici e splendori e sagome d'ignoto, interstizi e fratture di sfondi, serpentine forme sfuggenti, ovali simili a un occhio cieco che spia e lo sberleffo di demoni e di fregi che imprigionano l'aria. Fastoso e luciferino, cambia i punti di vista, mescola i secoli, usa parole gridate, cadenze di allucinazione, in una scacchiera di barocco intarsio. Certa assenza di segni interpuntivi genera un'onda lunga di favola e d'inganno che sorpassa, ma non cancella, le fonti più acute delle azioni. Prese da un espressionismo torvo, le scene imboccano impensabili rotte, rompendo i legami con lo sviluppo organico dei motivi. Uomini, cose e paesaggi vagano nella medesima vertigine infetta. La vita non si distingue dalla morte, la dannazione dalla salvezza, in una trama onnivora, con personaggi che si intravedono pari a grandi macchie oscure e brancolanti. Chiuso in una vita «imbalsamata», sospesa», Memling affronta il convulso viaggio del ritorno dal quale erompono nuove storie di perdizione: quella di una donna che ha in corpo una spina di ferro e quella più «regale» della «Compagnia d'Europa», corteo di figure sparse nell'avventura, «colore senza senso» di un ammasso di materia «piena di polvere di sangue ferro e d'ossa». Nell'abbacinante contesto del racconto si incontrano la carne martoriata dal male dei giorni e i simboli che la fingono. Per Memling è giunto l'approdo nell'immensa nebulosa dei confini del mondo: dove non arrivano le appassionate lettere della moglie. Marosia Castaldi «Dava fine alla tremenda notte» Feltrinelli, 399 pagine, 18 euro

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