di PAOLO CALCAGNO MILANO — Catherine Deneuve sceglie di accoppiarsi a Gilberto, ballerino ...
Antonella Lualdi si rifiuta di scegliere tra i due finalisti pretendenti alla sua compagnia e se ne va sottobraccio a entrambi, fiera e contenta dell'accoppiata doppia; Marianne Faithfull guarda perplessa il signorotto napoletano che le dedica una canzone melodica spagnola ed è sbigottita davanti al corteggiatore stripeur, preferendo senza esitazioni una «drag queen» tutta piume e chincaglierie; l'ex presentatrice-tv Terry Schiavo, ora divetta da soap, accetta addirittura di sposarsi davanti alle telecamere e di consumare seduta stante il matrimonio, protetta solamente da veli e trasparenze che circondano il talamo. Non siamo in «diretta» con un nuovo reality show di Maria De Filippi o con una versione per celebrità di «Stranamore». Lo studio dove avviene tutto ciò che abbiamo descritto è una sorta di più aggiornato «Gioco delle coppie» che al posto del Marco Predolin dei tempi più innocenti della tv commerciale ha nella tedescona Ela, dalle grazie esuberanti e dagli altrettanti esuberanti difetti di pronunzia (come «triangolo», «strano coppio» e «cortecciare»), la guida all'osceno messo in mostra dal videoartista Francesco Vezzosi alla Fondazione Prada di Milano. «Comizi di non amore» è il titolo del video di oltre un'ora che sarà in mostra fino al 16 maggio. Il riferimento ai «Comizi d'amore» di Pier Paolo Pasolini è evidente, sia dal titolo, sia dal contrasto tra il gioco appassionato e sincero dei partecipanti al reportage del regista-poeta e il gioco al massacro inevitabile che si mette in moto in uno studio-tv anche, come in questo caso, quando le riprese, all'insaputa dei partecipanti, sono destinate a un Galleria d'arte anziché alle trasmissioni di un'emittente. E del reality-show, espressione massima della degenerazione culturale e della persona, con rinuncia a ogni privacy pur di apparire qualche minuto in televisione, «Comizi di non amore» ha proprio tutto: la conduttrice procace, le «veline» scondizolanti e, persino, il pubblico chiamato a dibattere sulle scelte dei concorrenti. A mettere tutti a tacere, per fortuna, ci pensa la mitica Jeanne Moreau che giunge a show concluso e che interrompe i tre giovanotti pronti a «corteggiarla» anche a telecamere spente, portandoseli a cena per conoscerli meglio. La mostra di Vezzosi, peraltro, si estende anche in una sala adiacente, dove sono allineate 120 sedie nere Argyle disegnate da Charles Rennie Mackintosh con ricamati sulle sedute i volti dei partecipanti al film di Pasolini, tutti piangenti lacrime di strasse verdi. Infine, su un grande schermo bianco c'è la parola «Fine» con la firma del regista-poeta, utilizzata per il film «Edipo Re».