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di GIAN LUIGI RONDI THE COMPANY, di Robert Altman, con Neve Campbell, Malcom McDowell, James ...

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Specie se a livello di ambienti precisi. La musica pop nel suo grandissimo «Nashiville» il mondo di Hollywood nei «Protagonisti», la moda a Parigi nel più modesto «Prêt-à-porter», la borghesia americana, quella alta in «Un matrimonio», quella piccola e media in «America oggi» senza dimenticare i militari, sia, alle origini, in «M.A.S.H.», sia, più di recente, in «Streamers». Con molta grinta, con sarcasmi, spesso anche con accenti polemici. Oggi si rivolge alla danza dove «The Company» sta a indicare una celebre compagnia americana, il Joffrey Ballet di Chicago, fondato negli anni Cinquanta da Robert Joffrey e da Gerald Arpino e ritenuto tuttora una delle più importanti istituzioni coreografiche degli Stati Uniti. Altman, però, questa volta, si limita a curare la sola regia di un testo scritto da Barbara Turner, nota soprattutto per due sceneggiature di successo, quella di «Georgia», per la regia di Ulu Grosbard, e quella di «Pollock», diretto e interpretato da Ed Harris sulla vita del celebre pittore Jackson Pollock. Quei testi erano, dal punto di vista narrativo, elaborati e complessi, con molta cura per la drammaturgia, questo che Altman, invece, ha rappresentato, è quasi soltanto un documento — anzi un documentario — su un'intera stagione del Joffrey Ballet vista soprattutto dietro le quinte, ma anche nei momenti culminanti, in palcoscenico. Un film conduttore c'è - la solita ballerina che arriva a diventare una étoile per un infortunio della precedente - ma quello che conta e, soprattutto, che richiama il più delle volte l'attenzione, sono le prove, le gelosie, il dispotismo del direttore della compagnia (Malcom McDowell), la genialità spesso un po' folle del coreografo, le difficoltà anche fisiche dei vari ballerini perché l'impegno è durissimo. Altman vi si muove in mezzo con levità, dando rilievo soprattutto ai momenti collettivi (quelli per i singoli sono così rari che non ci sono quasi «primi piani») e il suo provato mestiere lo rivela soprattutto quando mette in scena questo o quel balletto, un «passo a due» per «My Funny Valentine», il gran finale tutti insieme per «The Blue Snake», coreografie di Robert Desrosier nella parte di se stesso. Uno spettacolo si si segue, Altman però ci ha dato molto di più.

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