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La Grande Mela si addice a Carmen Consoli

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«Ma non rinuncerò mai a cantare nella mia lingua». E dà un piccolo assaggio in siciliano

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Carmen Consoli arriva a New York, per il suo primo tour americano e racconta cosi, usando la terra dove è nata, la sua musica. In un inglese perfetto incanta la platea dei giornalisti che hanno riempito la sala dell'Istituto Italiano di Cultura, alternando ricordi delicati a battute in dialetto siciliano. Nella Grande Mela la cantautrice siciliana è arrivata dopo la tappa di Austin, in Texas, dove ha partecipato al SXSW (South by southwest), il festival musicale più seguito negli Stati Uniti, come unica partecipante italiana di quest'anno e comunque, l'unica ad essersi esibita nella nostra lingua nell'intera storia del festival. A New York l'aspettano due tappe, per lei ugualmente importanti: l'incontro con i giovani italiani che studiano alla prestigiosa New York University, organizzato dalla Casa Zerilli Marimò, e poi il concerto al Joe's Pub, per il quale, con sua grande meraviglia, sono andati esauriti tutti i biglietti. In realtà l'idea di questo tour è stata della fondazione Arezzo Wave Italia che organizza, ormai da diciotto anni, il festival rock più noto in Italia e all'estero e che ora ha deciso di puntare anche ad esportare i nostri artisti in giro per il mondo. «Una vera e propria promozione della musica italiana - spiega Mauro Valenti, direttore della fondazione - e siamo convinti che Carmen sia perfetta per questo». Come dire, un prodotto artistico inconfondibilmente italiano, con ispirazione radicate nel sud Italia, ma anche con tante influenze: dalla musica indiana ai richiami jazz e blues. E appena si parla di ispirazioni e di come è cominciata la sua avventura, Carmen Consoli si perde nei ricordi: «Mio padre, bravissimo chitarrista, da piccola mi suonava e cantava di tutto, da Domenico Modugno ad Aretha Franklin, sono cresciuta senza accorgermi che la musica era dentro di me». Lei è italiana, e quando è all'estero vuole cantare solo in italiano. «Immagina - dice gesticolando un po' - che sarebbe di un mitico cantante americano che arriva in Italia ed inizia a cantare nella nostra lingua. Uno strazio. Noi abbiamo una cultura mediterranea e quella dobbiamo usare e valorizzare. Dobbiamo portare le nostre radici all'estero». Per questo per il concerto di New York ha scelto un repertorio di suoni, atmosfere e linguaggio assolutamente italiano, in cui sarà accompagnata dai suoi collaboratori di sempre, Massimo Roccaforte (chitarra e mandolino) ed Elena Majoni (violino). Ed è sempre come omaggio alle sue radici, che alla richiesta di cantare qualcosa, non ci pensa su molto, improvvisa un piccolo concerto, e inizia proprio con una canzone in siciliano strettissimo. Poi arrivano, senza altro accompagnamento che la chitarra, suonata da lei stessa, «Piove» di Modugno, la sua «L'eccezione» e «Fiori d'arancio», che introduce con un racconto ad uso della stampa «mericana: «Diciamo che parla delle aspettative deluse, come direste voi qualcosa tipo "dreams never come true", i sogni non si avverano mai». Il ritornello è cantato con passione, i giornalisti italiani canticchiano e quegli americani sono sbalorditi dal regalo. Lo spettacolo improvvisato finisce, Carmen scalpita, c'è sua madre in fondo alla sala e lei per questa prima trasferta targata Usa le ha regalato i biglietti per il musical «Chicago».

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