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di GIAN LUIGI RONDI L'AMORE RITORNA, di Sergio Rubini, con Fabrizio Bentivoglio, Margherita ...

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SERGIO Rubini tra psicologia e fantasia. Senza separarsi da quelle radici del Sud cui tanto deve il suo cinema. (Appena ieri «L'anima gemella»). Oggi, con serietà ma anche con segreta ironia, affronta quasi un gioco di specchi. Il suo nuovo protagonista, infatti, è un attore che sta per diventare anche regista (Fabrizio Bentivoglio), è separato da una moglie attrice anche lei (Margherita Buy), ha una giovanissima amante (Giovanna Mezzogiorno) che, pur tradendolo, gli sta vicino perché vuol far strada nel cinema. Un giorno, mentre, tra fumi e finte esplosioni, gira nel sottosuolo di Roma un film ambientato in una miniera, ha un malore, con uno sbocco di sangue. Ricoverato prima in un ospedale poi in una clinica di lusso, è sottoposto a esami e a cure che non approdano a nulla tra un via vai di medici ciascuno con una diagnosi diversa. Intanto gli si avvicendano attorno non solo la ex moglie e l'amante, ma suo padre, arrivato d'urgenza dalla Puglia, amici e colleghi ed anche un suo antico compagno di giochi (lo stesso Sergio Rubini) che, essendo medico, sarà il solo a intuire le vere, modeste ragioni di quella malattia, propiziandone presto la guarigione. Senza un lieto fine sentimentale perché l'ex moglie rimarrà tale e la giovane amante se ne andrà per la sua strada. Ci sarà, però, un lieto fine psicologico perché l'attore, restituito al suo passato (anche con una visionarietà fatta scaturire dalle magie della Puglia) e illuminato sul suo presente, saprà guardare con occhi nuovi alla vita. Forse la conclusione narrativamente non è compiuta, la precedono però dei personaggi che, sia quelli espressi dal mondo del cinema (attori, tecnici, produttori), sia quelli fatti emergere dal passato del protagonista (anche una madre che, pur restando concreta, si immagina attorno fantasmi) hanno tutti il loro segno. Con caratteri costruiti in modo saldo, in cifre in cui l'amore, l'amicizia, i rapporti familiari, sempre affidati ad accenti asciutti, sanno abilmente accompagnarsi ai sarcasmi sottili con cui si evoca l'ambiente dei medici. Mentre gli interpreti assecondano con intelligenza le intenzioni dell'autore, imponendosi ciascuno, anche quelli di sfondo, con personalità molto forti. Quasi un coro. Coloratissimo.

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