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Ida Di Benedetto: «La mia vita è un romanzo»

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Che tipo di spettacolo è? «Si tratta di una piéce di rottura totale. È la storia di una barbona che racconta la sua vita, un pugno nello stomaco. È uno spettacolo per commemorare proprio Fava, un grande artista, un uomo indimenticabile che ha vissuto una tragedia intensa». Perché ha scelto di fare l'attrice? «Per mantenermi economicamente. Sono diventata mamma alla tenera età di 16 anni. Ho cominciato a fare la modella e poi l'attrice. Il mio lavoro di attrice è cominciato tra pappe, figlie e famiglia. Mi sentivo anche allora molto responsabile. Comunque ho sempre privilegiato gli affetti in tutti questi anni di lavoro». Mamma a 16 anni: una fortuna o una sfortuna? «Sicuramente una fortuna. A sedici anni conosco un giovane studente di medicina e la vita mi fa un bel regalo. Non ho mai pensato di non mettere al mondo mia figlia». È importante studiare recitazione? «Io ho studiato recitazione con un maestro bravissimo, lo stesso di Giannini. Non avevo una lira ma ho deciso di andare a frequentare un corso. A Napoli si nasce anche un po' «imparati». È una città che ti mette in una situazione privilegiata. Davvero spesso ti vien voglia di recitare e di cantare». La sua infanzia è stata turbolenta? «Abbastanza. Un papà che c'era e non c'era. Mia mamma è stata una presenza fondamentale. Quando avevo otto anni ci trasferimmo a Roma. La mamma adorava questa città e voleva anche tagliare i ponti con Napoli e con il dolore. Anche da piccola ero d'accordo con mia mamma. Entrambe desideravamo superare le lacerazioni dell'abbandono di mio padre. Poi mio papà tornò». Era una bambina prodigio? «Una specie di bambina prodigio. Una bambina di una timidezza esagerata ma imparavo subito poesie a memoria e i miei parenti mi facevano recitare ogni qualvolta ci incontravamo. Davvero mi parve naturale decidere di fare l'attrice». Il periodo più nero della sua adolescenza? «A nove anni e mezzo in un collegio di suore a Roma. Un periodo davvero triste. Scappai sei volte ed ancora penso allo shock di quei momenti. Sono stati i due anni più brutti della mia vita».

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