Iacchetti, attore incompreso da Mediaset
Finalmente anche i vertici di Canale 5 hanno scoperto le capacità recitative di Enzo Iacchetti che il pubblico ha sempre apprezzato come attore sui palcoscenici teatrali. C'è voluto il «Il mammo», situation comedy in onda ogni settimana, alle 18, all'interno di «Buona domenica», per convincere i responsabili Mediaset a considerare il personaggio in un'ottica professionale più completa. La sit-com, nella quale Iacchetti è un padre alle prese con tre figli ed una vicina di casa, impersonata da Natalia Estrada, colleziona ascolti da prima serata, sfiorando i sei milioni di spettatori, pur non essendo supportata da alcuna promozione da parte di Canale 5. La sua soddisfazione, però Iacchetti, si scontra con una strana politica aziendale che non si occupa minimamente di un prodotto di successo come «Il mammo». Ce ne spiega i motivi? «Per anni ho proposto alla rete progetti recitativi mai presi in considerazione. A mia volta non potevo prendere in considerazione le loro offerte, che, ad eccezione di "Striscia la notizia", erano distanti dai miei obbiettivi professionali. Adesso mi dispiace che l'azienda non valorizzi adeguatamente una sit com che ha raggiunto i massimi storici dell'audience. Finalmente, però, i capi hanno capito le mie potenzialità di attore, grazie anche alla fiction "Benedetti dal Signore" che ho interpretato con Ezio Greggio facendo conquistare a Canale 5 otto milioni di spettatori a serata». Si prevede una seconda serie per «Il mammo»? «L'intenzione c'è. La storia anche, grazie agli scrittori Vignoli e Cappi. Ma ancora una volta i capi hanno deciso di attendere alcune puntate per pronunciarsi». Lei è parte integrante di un sistema televisivo attualmente molto chiacchierato per il crollo di qualità. Crede che la Tv sia ancora il "focolare domestico" di arboriana memoria? «Effettivamente il piccolo schermo vive un periodo carente di innovazione a causa della guerra di audience tra le reti. Il pubblico, però, sta chiedendo alla Tv l'evasione dalle difficoltà dell'esistenza. È un momento in cui anche il successo di un quiz del livello di "Affari tuoi", fatta salva la bravura di Paolo Bonolis, si giustifica con il bisogno della gente di distrarsi dalla drammatica realtà in cui viviamo». Tra i due generi vincenti, reality show e fiction, a quale accorda più fiducia? «I reality si esauriranno per troppa usura. Non capisco come, contrariamente agli Stati Uniti, da noi il Grande Fratello continui ad avere ancora tanto successo. Confido che il pubblico si stanchi anche della gran folla di ex vip che sta riempendo tanti reality show fotocopia. Vedo favorevolmente, invece, il nuovo corso della fiction che si occupa di tematiche interessanti, tra cui anche il giallo d'azione». Cosa segue in Tv? «Evito dibattiti e talk show vecchi di almeno trent'anni. Apprezzo la Gialappa's Band e la parodia di "Striscia" fatta da Fabio di Luigi all'interno di "Mai dire domenica". Non mi dispiacciono neppure "Colorado cafè" e "Zelig"». La rivedremo a teatro dopo la conclusione dell'attuale edizione di "Striscia la notizia? «Questa estate ma solo saltuariamente. Sono impegnato nella traduzione, dall'inglese, di un singolare testo teatrale dal titolo "Un virus nel sistema" scritto da un giovane americano Richard Strand, sconosciuto in Italia». Ritornerà a settembre in Tv per la prossima edizione di «Striscia»? «Certamente. E sarà un'edizione del tutto innovativa, svecchiata, forse con altri inviati comici e soprattutto con una serie di scoop molti più pungenti ed interessanti».