L'altra faccia della danza
Un film discontinuo ma sempre sincero nello sguardo che Altman posa sui giovani ballerini, addolcendo il proprio tocco satirico già sperimentato in altri affreschi d'ambiente come «Nashville», «Pret à porter» e «I protagonisti». «Non sapevo nulla sul balletto - ha spiegato Altman - ed ho voluto mantenere questa "estraneità" per girare il film come un'esplorazione in un mondo sconosciuto, piuttosto che girare una storia artificiosamente drammatica sul tipo di "Billy Elliot". E così facendo - ha aggiunto il regista - ho cominciato a provare per i ballerini una profonda ammirazione. Loro, ed in special modo le donne, cominciano a danzare a 5-6 anni e già dopo poco tempo capiscono che quasi tutti non diverranno mai delle star. Eppure continuano, pur sapendo che a 35 anni dovranno smettere, perché saranno diventati troppo vecchi per continuare. Malgrado ciò, animati da una passione che non ho mai riscontrato in nessun'altro campo, non possono fare a meno di dedicarsi totalmente alla loro arte. Con la certezza di non divenire ricchi, salvo che in rarissimi casi. Una dedizione completa per raggiungere la quale è necessaria una grande nobiltà d'animo». L'ossatura del film è costituita dalle splendide coreografie del Joffrey Ballet di Chicago, una delle compagnie di balletto più importanti del mondo, mentre le storie dei protagonisti, interpretati da Neve Campbell (la giovane eroina della saga horror "Scream", qui incredibilmente maturata, oltrechè bravissima a danzare, al punto da essere anche la co-produttrice del film), James Franco e Malcom Mc Dowell sono raccontate in modo rapido, quasi più come delle note di colore che, al contrario, come la vera trama del film. «Già, io preferisco raccontare le atmosfere piuttosto che le storie - ha sottolineato Altman - anche perché le storie si assomigliano tutte mentre gli ambienti hanno colori e sapori diversi. Direi anzi che mai come in questo caso le storie dei personaggi sono dei pretesti per descrivere l'ambiente del balletto». In «The Company» c'è almeno una scena da antologia. È notte: nel loro primo balletto insieme i due protagonisti si esibiscono in un teatro all'aperto, e mentre su di loro si scatena una tempesta di pioggia e vento, la coppia continua a danzare sulle note struggenti di «My Funny Valentine» di Chet Baker. La loro bravura è talmente emozionante che, malgrado il diluvio, il pubblico resta incollato alle poltrone. «La musica è fondamentale in tutti i miei film - ricorda il regista - anzi, in casi come "Nashville" io penso di aver realizzato addirittura dei musical. In questo film "My Funny Valentine" non l'ho scelta io. Era la musica usata per il balletto originale ma l'effetto ci era sembrato talmente emozionante Che abbiamo mantenuto la coreografia così com'era. Poi, il vecchio maestro dell'off-Hollywood, al lavoro per il suo nuovo film "The Paint" con Salma Hayek, si concede due dei suoi soliti «graffi». «Quale dei miei film amo di più? Facile. Quello che amate di meno voi. Io li amo tutti e li rifarei uno ad uno».