CD CON LA RILETTURA DEI SUOI PIÙ GRANDI SUCCESSI
È la data di nascita del cantautore reatino, che quest'anno avrebbe compiuto 61 anni. Una data speciale, che ancora una volta è stata ricordata da appassionati e fan club di tutta Italia con ricordi, eventi e memorial-day. L'occasione giusta per pubblicare l'album «Battisti in jazz», in cui alcuni dei più celebri jazzisti italiani si cimentano nell'indimenticabile repertorio battistiano. Non è una novità che le strutture armonico-melodiche di quelle memorabili canzoni consentano una rilettura con tanto di rielaborazione jazzistica, visto che l'approccio che i musicisti hanno con le canzoni di Battisti (soprattutto quelle del periodo Mogol) è a tratti simile a quello delle songs americane. Casomai insospettisce tutto questo "furore battistiano" da parte di jazzisti che negli anni Settanta si sarebbero ben guardati dall'affrontare un simile repertorio. Ma oggi le regole sono cambiate: prevale l'ibrido, il calcolo, il business a tutti i costi. Inserire un tema di Battisti (ma anche di Gaber o di Mina), aiuta, rende più fluido il concerto, allarga l'audience. «Battisti in jazz» è comunque un disco interessante, se non altro per la qualità dei jazzisti che vi hanno preso parte: da Maurizio Giammarco («Pensieri e parole») a Enrico Rava («E penso a te»), da Enrico Pieranunzi («29 settembre») a Renato Sellani («Un'avventura»). Notevole anche il piano solo di Rita Marcotulli («Umanamente uomo: il sogno») e la bella voce di Tiziana Giglioni («Emozioni»). Un discorso a parte merita la scelta di Giorgio Gaslini («Mi ritorni in mente»). Mentre tutti gli omaggi degli altri jazzisti sono recenti o addirittura recentissimi, quello di Gaslini risale al 1972, un periodo davvero "insospettabile". Il brano è tratto dall'album «Una cosa nuova», che il musicista milanese pubblicò a otto anni di distanza da «12 canzoni d'amore», che all'epoca creò clamore e sensazione nella cittadella jazzistica. In buona sostanza il progetto propone una rivisitazione che appare sincera, pur mettendo in evidenza qualche paradosso, a cominciare da quello che riguarda Battisti stesso, che non fu mai un fanatico della musica afro-americana. In contemporanea con «Battisti in jazz», edito da Elleu, la casa editrice romana pubblica il libro della giornalista Francesca Bellino «Non sarà un'avventura», dedicato appunto al percorso delle canzoni del cantautore diventate ormai standard nel repertorio di tanti jazzisti. Il libro ne spiega le origini attraverso le testimonianze dei musicisti, che qualche volte forniscono spiegazioni tecniche, altre volte solo sentimentali. Il libro è completato da discografia e da un'approfondita ricerca sui session-men che hanno preso parte alle storiche registrazioni delle canzoni battistiane.