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Da Gabriel a Piazzolla per i parossistici tacchi della bailaora

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Il problema è come e quanto rinnovarlo. Tornata a Roma dopo solo un anno, Maria Pagés, di scena a Roma al Teatro Olimpico fino al 21 marzo, ha presentato un programma non nuovo. Un nome altisonante il suo, un passato come Bailaora di Gades, di Mario Maya e del compianto Aguilar. La serata è articolata in due parti - El Perro Andaluz e Flamenco Republic - di cui la prima vista quattro anni ad opera della Compagnia di Dansa Andaluz di José Antonio e la seconda ad opera della stessa Pagés con la sua compagnia ancora più recentemente. Ma oggi il flamenco tira, eccome. Fedele allo spirito della danza, la Pagés si dimostra più innovativa nella scelta delle musiche, da Peter Gabriel a Tom Waits e Piazzolla, cercando stimoli diversi al movimento. La compagnia la segue come il pifferaio di Hamelin. Il virus dell'emulazione si diffonde tra i danzatori e giunge al parossismo nella gara tra i tacchi della bailaora ed i bastoni dei suoi compagni in un'orgia ritmico imitativa. Scompare forse così l'anima malinconica del flamenco, mentre ad essere esaltate sono la sua esplosione dionisiaca, il dinamismo sensuale. Il flamenco diventa veicolo di vita, scontro ma anche incontro, esibizione di forza e vitalità. Insomma il flamenco come stile per raccontare contenuti altri, più in sintonia con i tempi odierni. L. T.

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