di MARIDA CATERINI E GLI italiani intuirono che avrebbero potuto riappropriarsi della libertà ...
«Una élite, per adesso limitata di nostri connazionali, comincia a cercare alternative alla Tv e lo ha fatto anche nella settimana del festival» commenta Renzo Arbore. «All'iniziale rifugio nelle proposte satellitari si è aggiunto, a dispetto della crisi economica, un rinnovato entusiasmo per i concerti ed i luoghi deputati ad ascoltare della buona musica di cui le grandi città sono fornitissime. È soprattutto la fascia giovanile di pubblico ad allontanarsi dal piccolo schermo preferendogli, oltre la musica, la comunicazione su Internet e la fruizione di cinema tramite dvd», riflette Arbore. La sua tesi della riconquista della libertà personale nei confronti del telecomando è condivisa anche dalla coppia Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. La Mondaini in particolare puntualizza: «Eravamo abituati a considerare la Tv un nostro parente del quale, però, è possibile anche liberarsi, grazie a differenti possibilità di divertimento. Adesso abbiamo compreso che la gara di Sanremo, la cui coraggiosa, attuale edizione ha rappresentato un momento di rottura con il passato, non va considerata un evento ma un programma». «In quest'ottica, però opterei per un ritorno alle tre canoniche serate dei primi anni del festival. Quando si rincorre l'innovazione bisogna prescindere dagli ascolti, importanti solo per gli addetti ai lavori», conclude la Mondaini che confessa di aver fatto il tifo per la canzone di Rosini. «La recente sfortunata edizione di Sanremo è solo l'ultima testimonianza di un tentativo di fuga dalla Tv evidente già da qualche anno durante i fine settimana ed estesasi recentemente anche agli altri giorni», sottolinea il massmediologo Klaus Davi. Dopo aver invitato a non sottovalutare il messaggio proveniente dalla gara appena conclusa, che cioè la forza della manifestazione è nelle canzoni, e aver promosso la conduzione della Ventura, Davi prevede nell'immediato futuro, un ritorno alla qualità televisiva. «Il filone erotomane e volgare iniziato con la Tv dell'Ulivo - conclude - sta per saturarsi. Il pubblico italiano, maturato negli ultimi venti anni, sa apprezzare la qualità e non diserterà la televisione generalista». Il problema rimane la fascia giovanile di pubblico che, secondo Davi, rappresenta lo «zoccolo debole» per le principali reti di viale Mazzini. Una fascia, invece, intercettata, da Mediaset. Ma Renzo Arbore non è d'accordo e pensa che il piccolo schermo vivrà un'ulteriore stagione a tinte forti, sopra le righe, dominata dai reality show, il cui gradimento è ancora in ascesa, e dalla fiction popolare. E Sanremo è stata la testimonianza di questa Tv urlata, dalla doppia interpretazione, buona o cattiva, a seconda di come viene gestita. Arbore però concorda sulla tenuta della Tv generalista a cui la gente, pur parlandone male, resta affezionata.