L'autore supera la trita contrapposizione letteraria fra ideali urbani e vagheggiamenti bucolici
«La cavallina, la ragazza e il diavolo», il romanzo di Camon sulla poesia del paesaggio contadino La campagna come asilo dell'io
La cavallina, la ragazza e il diavolo, anche nella titolazione, vuol rappresentare la poeticità dell'incontro e del confronto, entro un confine fra campagna e città che sorpassa la divaricazione pavesiana del fenomeno e degli stati d'animo, per concentrarsi invece lungo crinali inesplorati che coinvolgono la profondità dell'io, a stretto contatto con luoghi e spazi della memoria. «Capitava ogni tanto che qualche forestiero — inizia a raccontare Camon in questo referto che non casualmente lui chiama «campestre» - da Montagnana, da Merlara, da Castelbaldo, da Lonigo, da Begosso... veniva al nostro paese in bicicletta, girava in lungo e in largo passando e ripassando più volte per le stesse strade, così basse che quanto piove diventano fossi, tirando l'occhio di qua e di là per spiare attraverso le siepi che cosa stavamo coltivando nei nostri campi, se avevamo ancora tante distese di fruttari che quando è la stagione dei fiori mandano tali ondate di profumo che a passar sotto i rami vien voglia di respirare il doppio...». In un simile contesto, trapunto di pace e di realtà ricompositiva di ogni dissidio del profondo, Camon ambienta una vicenda d'amicizia e di amore fra la giovane Laura, figlia del più ricco possidente di terre della zona fra il Po e l'Adige, e una cavallina rapida e veloce da potersi misurare con il vento, Maggie, candidata a gareggiare nella corsa contro quanto di meglio quella terra ha prodotto in fatti di puledri. Fra la cavallina e la ragazza c'è il demonio, entità astratta ma non più di tanto, se tutti in paese la temono come qualcosa di vero e di reale, il segnale di una inquietante presenza; «Tra i cavalli del paese, ce n'era uno soprannominato il cavallo del Diavolo, ed era quello dei Majori. Ogni sera i Majori allenavano il cavallo facendolo correre dietro un'Alfa Romeo rossa, e il doppio passaggio dell'auto e della bestia pareva un'accoppiata della folgore col tuono». Nell'urto duro e implacabile fra l'antico e il nuovo, il demonio agisce sinistramente, servendosi degli strumenti della novità per distrarre gli uomini dal culto e dalla visione del passato, storico e umano, civile e culturale, sul filo di una contesa fra i due universi che arriva al punto da servirsi dei mezzi moderni per una causa di giustizia, diremo sportiva, per usare un termine corrente. Le ragazze che non hanno un cavaliere che le accompagni invocano il diavolo perché glielo procuri, e ancora ecco la Legge in quanto tale intervenire perché la verità sia ristabilita e tutto ritorni al giusto posto. C'è una ingiustizia da correggere e riparare, ed ecco allora arrivare come un fulmine un'auto blu con a bordo il segretario del comune di Montagnana a dire che il Majoro deve essere squalificato, anzi già lo è stato durante le notte, perché il sindaco, dopo aver visto il filmato della gara, ha scoperto che il Majoro ha sganciato più che una frustata malefica sui cavalli che non sono il suo, e tutto questo è vietato dal regolamento, i cavalli degli altri non si toccano. Sembra di essere a Siena, sulla Piazza del Campo, in un torrido pomeriggio d'agosto. Dunque, ha vinto Maggie, la cavallina di Laura, che è la più meravigliata, e felice, di tutti, al punto da rendersi protagonista di una sorta di metamorfosi che tutto trasfigura, liricizzando la simbologia del racconto, con un richiamo evidente a miti remoti, di altre stagioni. Scritto e condotto con l'andatura e i ritmi di una dolce parabola, questo nuovo testo di Camon, oltre che restituirci quel genuino contatto con la campagna che in tanti rimpiangono, dimostra altresì