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di TIMISOARA PINTO ORA veramente non diranno più che porta "sfiga".

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Privo di colpi di scena, il verdetto ha confermato il pronostico della vigilia: il cantante fiorentino con il brano «L'uomo volante» ha vinto la rassegna canora con 295 mila 639 voti, pari la 22,25 per cento. Al secondo posto, con la metà dei voti, si è piazzato il pugliese Mario Rosini con una canzone di minghiana memoria «Sei la vita mia». Il pianista quarantunenne antepone alla sua formazione jazzistica il suo amore per il melodramma. Conquista il suo brano scritto da un team di sei autori, tradizionale nella melodia, convenzionale nel testo, ma capace di emozionare il pubblico più arroccato su posizioni sentimentali. Terzo posto per Linda. L'unica delle due donne in gara in grado di dare del filo da torcere ai candidati alla vittoria è stata la venticinquenne di San Benedetto del Tronto che ha impressionato tutti soprattutto per la potenza vocale. Serata dedicata alla "passione" in tutti i sensi, ma quella dei cantanti è passata un po' in secondo piano. La scaletta, tra avvistamenti vari e caccia all'uomo, è stata elaborata fino a pochi minuti prima della diretta. Celentano o Bocelli? Duetto o non duetto? Poi la "big surprise" annunciata nei giorni scorsi da Renis si è finalmente materializzata. E il Molleggiato si materializzò sul palco. Masini è apparso in questi giorni il più sereno, soddisfatto e appagato, nonostante l'incalzare dei cantanti dalle voci ad effetto quali Rosini, Linda, Bungaro e Paolo Meneguzzi, in grande rimonta nelle ultime ore, e infine quarto. Il principale merito del trionfatore è stato quello di aver sdoganato sul palco dell'Ariston antichi rancori, complessi di colpa e vecchie maldicenze, dedicando il suo riscatto a Mia Martini. Il premio della critica, intitolato alla Martini, è andato invece in un'altra direzione, quella più vicina ai gusti di chi abitualmente mantiene uno stretto rapporto con la musica, con il vincitore Mario Venuti seguito a poca distanza da Pacifico. Un riconoscimento che in passato ha individuato il talento, la rivelazione poi effettivamente emersa (anche nelle classifiche) e in grado di irrobustirsi artisticamente e professionalmente. La sindrome-Zanicchi (quella che lo scorso anno aveva deluso le speranze della cantante) ha colpito questa volta Adriano Pappalardo, il primo ad esibirsi nella serata finale. La sovraesposizione come personaggio televisivo non ha giovato alla sua credibilità di interprete e i suoi propositi di dare uno scossone al Festival di Sanremo sono naufragati. Serata allietata, oltre che dallo show gratuito di Celentano, dalle non memorabili presenze di Lione Ritchie e Dolores O'Riordan, da un poco azzeccato professor Zichichi di Maurizio Crozza. È sparito dalla scaletta Joaquin Cortes, ch ese n'è andato offeso perché la sua esibizione era scivolata verso notte fonda. Ma in pochi si sono accorti della sua mancanza.

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