dall'inviato GIUSEPPE SANZOTTA E ARRIVÒ il giorno del riscatto.
«Se avessi dato le dimissioni dopo la serataccia di giovedì ora dovrei ritirarle» annuncia il direttore di Raiuno, Del Noce mentre osserva i dati di venerdì. Il festival è stato seguito da 12 milioni di spettatori, il dato più alto degli ultimi quattro anni. È felice, avrebbe tanta voglia di restituire il tapiro alla concorrenza. E così le analisi preoccupate, le domande sul futuro del festival, della televisione. La disputa chiassosa sulla scelta tra qualità e ricerca dello share, sulla musica in tv, la contrapposizione tra rinnovamento e conservazione è abbandonata. E poco credibili sono i richiami a non eccedere con il trionfalismo. È invece sincera la Ventura: stavamo precipitando in un baratro, in questi casi è quasi impossibile risollevarsi. Noi ci siamo riusciti». E stavolta la Ventura elogia Renis, e lui, il direttore, è convinto che le critiche lette sui giornali non siano uscite dalla bocca di Simona. La squadra che vince non litiga. Sono contenti i vertici Rai. Confessa un alto dirigente: le multinazionali non volevano farci fare questo festival, esserci riusciti nonostante il boicottaggio è già un successo. Ma per il prossimo anno un tentativo di conciliazione dovrà essere tentato, confessa Del Noce. Renis con i padroni del disco è imbufalito, hanno messo a dura prova la sua credibilità, anche i suoi amici (tranne l'imprevedibile Celentano) gli hanno voltato le spalle, o rinunciando all'ultimo minuto a partecipare o avanzando richieste economiche esagerate. C'è stato poi il boicottaggio politico, il controfestival di Mantova, e Renis che confessa: volevo portare a Sanremo Guccini, ma lui ha risposto: sei diventato matto. Già la politica, un festival alla vigilia di un duro scontro elettorale, con l'Ulivo terrorizzato dall'ombra di Berlusconi. Così Renis si è trovato ad essere il nemico, l'apripista del premier, anzi ha dovuto anche rendere noto il suo compenso, 500 mila euro perché giravano voci su cifre di gran lunga superiori. C'è voluto il bilancino di Vespa per allontanare ogni sospetto. I politici sono andati a Porta a Porta, due per sera e di schieramento opposto. Hanno provato a boicottare i Ds, ma forse ci hanno rimesso loro perchè la trasmissione è andata bene, questa sì ben oltre le aspettative. «La campagna elettorale con le canzonette funziona» commenta Vespa. E Follini dell'Udc replica stizzito: sono orgoglioso che nessuno dei miei si sia prestato. Sbagliato, dice subito Vespa. Buttiglione doveva venire, ma ha avuto un contrattempo e Volontè aveva chiesto di partecipare, ma non c'era più posto. E così tutte le analisi sul futuro di Sanremo sono rimandate. L'auditel ne ha certificato l'esistenza in vita. Così adesso si pensa a un futuro che sappia coniugare tradizione e rinnovamento. Come? si vedrà. Pochi si interrogano sul fatto che sempre più italiani spengono il televisore anche in presenza di trasmissioni che hanno avuto uno storico successo. E così continuerà la stessa musica. Sanremo il prossimo anno ci sarà. Sta già scaldando i muscoli Paolo Bonolis. Adesso è il momento dei bilanci. Soddisfatta la Rai, che ha superato la prova difficile. Soddisfatta la Ventura che ha vinto, almeno ne è convinta, la gara in trasferta con «Quelli che...». E si dice contento anche Renis. Forse ha scoperto di avere un po' di amici non proprio sinceri, ma il suo obiettivo, ripete sempre, era quello di vendere dischi, e il cd con le canzoni della gara ha già venduto quasi 200 mila copie. Un successo, dice soddisfatto. Ora potrà tornare in America. E tutto continuerà come prima. Fino al prossimo tonfo.