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UN CONSIGLIO AL DIRETTORE ARTISTICO

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Faccia scegliere le canzoni ai politici

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Alle loro spalle, nelle retrovie, 14 telecamere pronte a riprendere attimo dopo attimo l'agonia della vittima sacrificale: il festival. Di fronte a questo schieramento c'erano loro, le vittime designate: Del Noce, Ventura, Renis. Sopra di loro la mannaia di uno share sceso sotto quota 30. L'atmosfera è quella di un combattimento all'ultimo sangue, una specie di reality show, una riedizione da terzo millennio del rito della ghigliottina con il contorno delle solite "tricoteuses" intente a fare la maglia tra una decapitazione e l'altra. Un sogno proibito: la testa agognata è quella di Del Noce. Partono le domande che sibilano come pallottole sulle teste dei malcapitati. Del Noce cerca di schivare i colpi dicendo che «la programmazione non aiuta ma la Rai alla fine vince sempre». Ventura non arretra di un millimetro e offe il petto, tanto tosta quanto simpatica. Brava "mona". Renis contrattacca: a lui interessa solo la qualità della musica e sottolinea che «è un dovere del servizio pubblico proteggerla e non sacrificarla in nome dei numeri». A proposito di ascolti, di numeri, di ciò che è giusto e ingiusto ricorda quello che successe a Socrate. Il filosofo greco, colpevole di pensare liberamente, fu processato e giudicato da un tribunale popolare composto da 500 giurati. Fu chiesta la pena di morte. 280 dissero sì, 220 dissero no: Socrate fu condannato a morte. Fu una sentenza giusta? E la ragione, quella vera, era quella dei numeri? Detto questo, quello che dispiace è dovere verificare di quanto il timore politicale, politichista, politichese, politicheggiante, politicantante, abbia invaso e pervaso ogni fenomeno di costume. Ormai Sanremo è diventato l'avvenimento politico che si trasforma in campo di battaglia. Delle canzoni, dei cantanti, dell'orchestra, degli arrangiamenti, della qualità della musica non frega più niente a nessuno. Si può comprendere la voglia del direttore artistico di trasvolare in America alla ricerca dell'Oscar perduto. Accetti però un consiglio. Prima di partire proponga un nuovo regolamento per il prossimo festival. Visto l'indice di politicizzazione desumibile dai dibattiti circa la presenza di Apicella a «Porta a porta»; visto il disinteresse delle multinazionali discografiche; ritenuto crudele l'inutile sacrificio di tanti discografici indipendenti; visto tutto ciò si propone che dal prossimo festival siano ammesse solo le canzoni segnalate dai vari partiti della coalizione di governo e da quelli delle opposizioni. I cantanti interpreti, a loro volta, saranno scelti dai leaders dei vari schieramenti. Si riconosce al presidente del consiglio il privilegio di proporre un cantante di una canzone personale. Le giurie popolari saranno formate solo da iscritti ai partiti. Questa proposta potrebbe diventare così la vera trasformazione sperata da molti. Potrebbe anche essere una possibilità per Del Noce, Renis e Ventura di salvare le loro teste.

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