Piotta rifà Celentano a modo suo
Le canzoni scelte dai 22. Sul palco Al Bano, Reitano, Solo, Cutugno
Ma anche qui regna un po' di confusione tra le gloriose intenzioni iniziali e quello che il menu della serata propone. Innanzitutto il pretesto è offerto dai festeggiamenti per i cinquant'anni del piccolo schermo e non per il Festival tout court, che di anni ne compie 54. Televisivamente poi sono 49, visto che fu la vittoria di Claudio Villa nel 1955 ad inaugurare lo stretto legame tra la kermesse canora e il piccolo schermo. La gara è così sospesa per un giorno, per dar modo alla televisione, attraverso Sanremo, di festeggiare ancora una volta se stessa. Questa sera, infatti, i 22 cantanti chiamati sul palco in gruppi da quattro, eseguiranno le canzoni storiche della rassegna. Nessun Gino Latilla, che pure si aggira a Sanremo e che avrebbe voluto in quest'occasione festeggiare i suoi 80 anni, nessuna «Canzone da due soldi», il brano con cui proprio cinquant'anni fa Katyna Ranieri portò una ventata di ironia in un festival ancora lontano dalla rivoluzione Modugno, tanto per fare alcuni esempi. Vedremo se l'idea di affidare i sempreverdi successi del Festival agli interpreti in gara (formula non così originale, visto che dal karaoke in poi non si fa altro) premierà più della varietà o del varietà d'altri tempi. Gli unici padrini, o meglio, testimonial del viaggio nel tempo, anzi tempio della canzone saranno, con relativo cavallo di battaglia: Toto Cutugno («L'italiano»), Al Bano («È la mia vita»), Marcella («Montagne verdi»), Bobby Solo («Una lacrima sul viso»), Mino Reitano («Italia»). Quest'ultimo, manco a farlo apposta, sul finale. Al Bano si produrrà anche in un medley di «Come saprei» e «Perdere l'amore», in una delle performance più telluriche del Festival, da far impallidire il bruto Pappalardo che canterà «Papaveri e papere». I giovani, invece, hanno scelto e provato la loro canzone del cuore, chi pensando alla mamma (Groff rifà Bobby Solo), chi pensando ai propri miti musicali che hanno calcato per una sola volta nella vita l'Ariston. I Db Boulevard canteranno, infatti, «Jesahel» dei liguri Delirium guidati nel 1972 da Ivano Fossati (e che, privi del loro leader di allora, si sono lamentati per il mancato invito) o Mario Rosini alle prese con un brano divenuto, suo malgrado, un classico da piano bar, «Almeno tu nell'universo», o ancora Pacifico che proporrà la sua versione di «4 marzo 43» di Lucio Dalla. Ed ancora: Marco Masini («Si può dare di più»), Danny Losito («Nessuno mi può giudicare»), Bungaro («Con te partirò»), Mario Venuti («Vacanze romane»), Neffa («Nel blu dipinto di blu»), Veruska («Maledetta primavera»), Andrea Mingardi («Grazie dei fiori»), Stefano Picchi («Un'avventura»), Andrè («Cuore matto»), Omar Pedrini («Io che non vivo»), Massimo Modugno («Se stiamo insieme»), Paolo Meneguzzi («Adesso tu»), Morris Albert («Che sarà»), ed infine, Linda, da buona "urlatrice" eseguirà «Nessuno» e Piotta campiona Celentano, cambiando il testo di «Chi non lavora, non fa l'amore».