Renis attacca: «Dalla Chiesa mediocre»
In tutti i sensi. Primo perché una delle tante sorprese annunciate negli ultimi giorni sarà rivederlo (probabilmente sabato) anche nei panni di cantante, e poi perché per la conferenza stampa di debutto, Renis è arrivato preparato, armato fino ai denti. Ora è lui a lanciare la sfida a Nando Dalla Chiesa, il senatore della Margherita, promotore e organizzatore del controfestival di Mantova, giocando la carta (un articolo del 12 maggio 1993) del più autorevole dei giornalisti italiani, Indro Montanelli. «Non conosco Nando Dalla Chiesa, eppure sono quasi sei mesi che mi perseguita, quotidianamente, forse per risollevare una carriera politica scialba, mediocre - attacca Renis - Non ha esitato a vomitarmi addosso di tutto, a speculare sul mio nome, su Sanremo, sulla Rai, e ora continua sugli artisti, strumentalizzandoli per fini politici e personali. In sei mesi non ho mai raccolto le sue provocazioni, forse per strategia o perché ho avuto avvocati straordinari che mi hanno consigliato». Lo scontro si fa sempre più duro. I battibecchi Renis-Ventura dei giorni scorsi, al confronto, sembrano quasi una barzelletta. E con un colpo di teatro Renis, che spiega di non essere riuscito a spiegare il perché di questi attacchi fino a quando un amico non gli ha fatto pervenire l'articolo di Montanelli, sfodera la sua risposta scritta. Era già pronta. L'ha firmata per lui, inconsapevolmente, l'ex direttore de Il Giornale in occasione delle Amministrative di Milano di 11 anni fa: «Dalla Chiesa ha, sul rivale, due grossi vantaggi. Il primo è il cognome, che senza alcun merito porta. Il secondo è che solo per questo è conosciuto, ed al suo posto cercheremmo di mantenere il segreto su tutto il resto». La polemica incalza, mentre Renis fa sapere che la querela partirà dopo il Festival e continua: «Condivido le parole del sommo giornalista». Montanelli definiva Dalla Chiesa «un giovanotto di brutte speranze» affermando che le sinistre «avrebbero potuto scelgiersi un campione di aspetto più seducente e di origine più controllata». Le sue referenze non erano «molto incoraggianti: insegna, o insegnava sociologia, una laurea ed una cattedra che non si negano a nessuno, e politicamente si è affiliato a Leoluca Orlando, uno dei grandi protagonisti della politica urlata che, per tre anni sindaco di Palermo, sotto bandiera dc, non fece che tuonare contro la mafia senza mai fare il nome di un mafioso, e cercò con tutti i mezzi di ostacolare l'opera di Falcone. Dalla Chiesa - scrisse Montanelli - forse obietterà che nessun figlio è responsabile delle colpe del padre. Del padre legittimo no. Ma di quello adottivo sì». Parole durissime, quasi liberatorie, dopo tanti mesi di silenzio. Parole alle quali Nando dalla Chiesa ribatte: «Avrà fatto questa uscita perchè è nervoso, per i contrasti con la Ventura o per le dichiarazioni di Celentano, comunque è ovvio che Renis mi consideri suo nemico, visti i suoi amici». Sulla minaccia di querela poi aggiunge: «Querelerà se stesso perchè io ho solo ripetuto quanto lui ha detto, non è colpa mia se si vanta di essere molto amico di gente come Jo Gambino». Anche Leoluca Orlando, deputato regionale e componente della direzione nazionale della Margherita, dice la sua senza mezzi termini: «Il livello culturale di Renis mi impedisce di rispondergli. Lascio che a rispondere sia la mia storia personale e politica. Sui nomi da me fatti e non fatti spero solo di non dover scoprire in futuro che Renis ha ragione: spero di non scoprire di aver dimenticato un unico nome e cioè il suo». E Federico Orlando, condirettore del «Giornale» di Indro Montanelli e attualmente di «Europa» precisa: «Montanelli, ideologizzando lo scontro tra "moderati" e "progressisti invitò a votare per Formentini. Ma Renis non dice che, sei mesi dopo, Montanelli avrebbe rivisto a tal punto il suo giudizio da sollecitare un voto contrario al cosiddetto Polo della Libertà (Berlusconi-Bossi). Nè dice ch