Oscar, Tolkien batte tutti i record
Con 11 statuette «Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re» eguaglia il record di «Titanic» e «Ben Hur». Ma per il film diretto da Peter Jackson il successo è ancora maggiore: è uno dei tre film più premiati nella storia dell'Oscar e allo stesso tempo riesce là dove i primi due non erano riusciti ad arrivare: fare l'en-plein tra candidature ottenute e statuette vinte. Ma c'è di più: la trilogia tratta dalla saga di Tolkien «La compagnia dell'anello», «Le due torri» e «Il ritorno del re» ha raccolto in tre anni 30 nomination e 17 Oscar vinti. Il fatto inedito e temerario è che i tre capitoli cinematografici sono stati girati in sequenza, come un'opera unica dal costo di 300 milioni di dollari. 2000 persone sono state impiegate per 18 mesi sui set naturali (talvolta ricostruiti) della selvaggia e maestosa Nuova Zelanda, che poteva rendere credibile la celebre Terra di Mezzo. Quella regione popolata di Hobbit, maghi, nani, giganti, umani, elfi, trolls e mostruosi orchetti guerrieri (nel film, ognuno con un make-up differente). È stato il trionfo del regista Peter Jackson. Gioia e lacrime per Charlize Theron, già vincitrice di un Golden Globe, del premio del sindacato degli attori Usa e acclamata al festival di Berlino, ora porta a casa anche l'Oscar per il ruolo della serial-killer Aileen Wuornos interpretato in «Monster», film diretto dall'esordiente Patty Jenkins, per il quale ha accettato di ingrassare 13 chili e di rinunciare, seppur con l'aiuto del trucco, alla sua bellezza. Una scelta professionale che l'Academy ha deciso di premiare. Sono tutti al loro primo Oscar i «vincitori» di questa 76esima edizione. Conquistano il riconoscimento per la prima volta Peter Jackson, doppiamente premiato per la regia e la sceneggiatura e Charlize Theron. È la «prima volta» anche per Sean Penn, miglior attore protagonista con «Mystic River», Tim Robbins, miglior attore non protagonista per lo stesso film, Renée Zellweger miglior attrice non protagonista per «Ritorno a Cold Mountain» e Sofia Coppola premiata per la sceneggiatura originale di «Lost in Translation». Ci sono anche le delusioni. È la Miramax la vera, grande sconfitta. La società di Harvey Weinstein, che soltanto un anno fa aveva conquistato la cifra record di 40 nomination nella stessa edizione, ha portato a casa soltanto 2 Oscar su 23 delle nomination raccolte con i suoi film: quello vinto da «Le invasioni barbariche» di Denys Arcand come miglior film straniero e quello conquistato dalla Zellweger come attrice non protagonista per «Ritorno a Cold Mountain», che aveva sette nomination. Bocca asciutta invece per «Seabiscuit», sempre della Miramax, che aspirava anch'esso a sette Oscar.