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WASHINGTON — Sofia Coppola è candidata a tre Oscar per «Lost in traslation» («L'Amore Tradotto»).

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Metà dei film che hanno prodotto le dieci migliori interpretazioni dell'anno sono stati diretti o scritti da donne. Il 2003 è stato un anno d'oro per le donne che lavorano dietro la macchina da presa. La regista Sofia Coppola è stata solo la battistrada di un fenomeno che ha segnato profondamente gli Oscar. La timida Coppola è diventata, a poco più di 30 anni, la prima regista americana a conquistare una candidatura all'Oscar. In precedenza solo la regista italiana Lina Wertmuller (Pasqualino Settebellezze) e l'australiana Jane Campion (Lezioni di piano) avevano conquistato nomination in questa categoria, senza riuscire peraltro a vincere la statuetta. La Coppola ha conquistato, insieme a quella per la regia, altre due candidature, quella per la miglior sceneggiatura originale e quella per il miglior film (nel ruolo di produttrice). Altra mattatrice è Fran Walsh, moglie del regista Peter Jackson, che ha scritto la sceneggiatura del «Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re», insieme ad un'altra donna, Philippa Boyens, e al marito. La Walsh ha anche prodotto il film (e questo le garantisce con certezza quasi matematica una statuetta). Ha inoltre scritto una delle canzoni del film, insieme ad Annie Lennox, candidata alla statuetta per la miglior canzone. La neozelandese Niki Caro ha scritto e diretto «La Ragazza delle Balene», regalando alla tredicenne Keisha Castle-Hughes una candidatura come miglior attrice dell'anno e guadagnando a sua volta una candidatura per la sceneggiatura. Analoga riconoscenza deve Charlize Theron (favorita all'Oscar per la miglior attrice) a Patty Jenkins, che ha scritto e diretto «Monster» convincendo la bella ex-modella sudafricana a interpretare una parte che ha fatto scaturire una delle più straordinarie performances dell'anno. L'anno d'oro delle sceneggiatrici è proseguito con la candidatura di Shari Springer Berman (che ha scritto «American Splendor» insieme a Robert Pulcini) al miglior adattamento. Vi sono mano femminili anche dietro al successo di «In America», che ha fruttato a Samantha Morton e a Djimon Hounsou due candidature all'Oscar. Si tratta di Naomi e Kirsen Sheridan che hanno scritto insieme al padre Jim le memorie agrodolci del loro arrivo in America, in un film diretto dallo stesso Jim Sheridan. Dietro la candidatura di Holly Hunter in «Tredici», nel ruolo di una madre che non riesce a comunicare con la figlia, troviamo la ex-scenografa Catherine Hardwicke, che si è lanciata con successo nella regia. La Hardwicke ha lavorato su una sceneggiatura creata con l'aiuto della adolescente Nikki Reed, che oltre a mettere su carta le sue esperienze ha anche interpretato una delle protagoniste. Un altro successo dal retroscena femminile è quello della candidatura di Diane Keaton come miglior attrice (per «Tutto può succedere»). È stata la regista Nancy Meyers a scrivere e dirigere una storia di amore maturo che racchiude numerosi elementi autobiografici. Il film era stato scritto dalla Meyers pensando in modo specifico alla Keaton.

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