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MILANO — Non si può dire che non sia impeccabile, non si può dire che non sia osè: è lo stile royal-punk ...

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Una regina, la donna Versace, ma anche una ribelle. La sua «non è quella ribellione giovanile - spiega la stilista - sterile e aggressiva, ma è un modo di essere, controcorrente e colto, quello stesso che anima i nuovi movimenti punk». A Donatella il punk piace, la convince, trova che sia sempre stato nello spirito del marchio, basti pensare alle borchie e alle spille sui famosi vestiti disegnati dal fratello Gianni. La stilista non vuole citare lady Diana, ma forse la principessa, che amava tanto i capi Versace, oggi oserebbe il piccolo kilt grigio con la giacchina di tweed nero a doppio petto tutto borchiato sui polsi, forse sarebbe felice di sfoggiare l'abito in Principe di Galles con il golfino di cashmere, tanto banali da raccontare e tanto trendy da indossare. Il punk mischiato allo stile Royal Collection dà un risultato di fascino: il cappotto in tartan di lana bollita, giallo e nero, è serio e insieme sexy. Stesso effetto per il cappotto cammello, con alta cintura passante e collo in pelliccia. Anche la sera è punk-chic: il lungo abito nero, scollatissimo, usa le borchie invece degli strass, e si apre dietro con una coda di seta tigrata in giallo. Altra storia per Versus, che gioca sui colori forti: da citare, i pantaloni in gessato verde e rosso, con golf a check tricolori e paltò in tweed melange bianco e rosso, con il tocco dei mocassini a tacco alto che riprendono i tessuti del completo. Si ispira alle donne eleganti e cosmopolite degli anni 70, come Bianca Jagger o Marina Schiano, che facevano shopping da Biba, a Londra, la nuova collezione Blumarine firmata da Anna Molinari. La stilista ha unito al richiamo anni 70, agli stivali con il tacco alto e grosso, una vena da zarina, con cappotti a redingote di velluto, ricamati, con alamari e finiture di pelliccia. Non mancano gli abitini di chiffon con ricami, canottiglie, dettagli dorati insieme ai cardigan con fili di lurex e colletto di visone. E poi bluse con polsi e collo carichi di ricami, top di paillettes sotto il tailleur marrone, maglioncini fioriti, giacchine di velluto nero profilate di pelliccia maculata. Di sera trionfa l'oro, con abitini in lamè, sandali con zeppa, mini in scaglie gold. Una Venere in pelliccia, con specchi dappertutto, per rimirarsi e abbagliare: la donna Fendi, immaginata da Karl Lagerfeld, stavolta ha convinto tutti. La passerella della maison romana (controllata dal gruppo Lvmh), è stata, senza dubbio, un successo. Dopo alcune stagioni appannate, un bel successo, segnato da un ritorno al glamour moderno della pelliccia, al dna della casa. Zibellino, cincilla, visone, molta pelle anche trattata a miroir, jersey quanto basta. E poi la novità delle scarpe con il tacco «ortopedico» (per la moda è un brutto termine, ma da sempre si chiama così) in raggi di plexiglas e specchio, in coccodrillo, in serpente. E ancora, le nuove borsette, dove si è espressa tutta la fantasia di Silvia Venturini Fendi: la capace «Vanity Case» e la vezzosa «Vanity Bag», con gli specchi dentro e fuori; la borsina che sembra un ovetto Fabergè e fa tanto spia, e poi la pochette sinuosa con il manico che ruota per sparire sul fondo. Sal. Esp.

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